lunedì 5 febbraio 2018

Convegno al Campaccio: chi ha rubato i volumi?


   Un mese fa, prima del cross del Campaccio, si è svolto l'interessante convegno "Go for the gold" con relatori Giorgio Rondelli e Renato Canova. Potrebbe essere importante sapere cosa hanno da dirci questi tecnici per cercare di capire alcuni motivi della degenerazione del mezzofondo e fondo azzurri degli ultimi lustri. 
   Nello scorso articolo ho mostrato che altrove in "Caucasia" non si è verificato lo stesso fenomeno, quindi, tra i motivi, ce ne devono essere alcuni prettamente nostrani. E io ipotizzo che trattasi anche di motivi TECNICI.

   Le due relazioni del convegno possono essere scaricate dai link in fondo a questa pagina:


   Rondelli ci presenta delle interessanti tabelle dei suoi migliori mezzofondisti prolungati del periodo aureo; inoltre quelle che secondo lui sono delle premesse fondamentali per sviluppare atleti e prestazioni di altissimo livello. A questo proposito "curiosa" quella relativa all'"assenza di manager"...

   Sulla relazione di Canova invece ci informa in seconda battuta Gian Mario Castaldi che ne fa un riassunto. Riporto qui i passi a mio avviso più interessanti:

1) "La prima considerazione di Renato Canova è stata proprio sulle metodologie, in quanto negli ultimi venti anni, mentre si è assistito ad un aggiornamento delle metodologie dell’ allenamento delle corse su strada, per quanto riguarda l’allenamento delle gare su pista probabilmente è avvenuto un ristagno metodologico senza precedenti, se non addirittura un regresso. Difficile dire per quale motivo ciò sia potuto accadere, ma è chiaro che l’effetto finale è stato un sostanziale fraintendimento della modulazione dei carichi sull’asse “qualità-quantità”. Probabilmente anche alcune pubblicazioni sono state in un certo senso fraintese, per esempio quella del padre di Sebastian Coe. Nel suo libro Peter Coe spiega la filosofia dell’allenamento del figlio, ma quando dice che il figlio non correva mai per più di 90 km alla settimana non ha specificato che tutto il kilometraggio fatto a bassa intensità non era computato come allenamento"

2) "Quando un ragazzo si avvia alla corsa di resistenza sono necessari un certo numero di anni, diciamo quattro o cinque, in cui l’aspetto quantitativo è preponderante. Quindi quando un atleta comincia a correre il primo obiettivo è farlo correre tanto, aumentando i km a seduta e settimanali velocemente"

3) "stare molto attenti all’uso dei cardiofrequenzimetri. Questo ausilio infatti rischia di diventare controproducente per l’allenamento perché spesso viene inteso come qualcosa che ci dice “cosa non dobbiamo fare” (andare oltre certe frequenze cardiache) e non “cosa dobbiamo fare”. La qual cosa fa a pugni con la mentalità che deve avere un atleta quando si allena, vale a dire vivere il tutto come una continua sfida quotidiana ai propri limiti. Anche perché il cardiofrequenzimetro (così come la videocamera e qualunque altro strumento tecnologico) non sostituirà mai l’occhio e la sensibilità dell’allenatore"

   A parte l'ultimo punto, che riguarda forse più gli amatori (ne ho parlato a stufo negli articoli all'etichetta "cardio"), nei primi due si evidenzia un fattore di degenerazione che conferma ciò che ho sempre pensato. Perlomeno a partire dai 1500m in su (per gli 800 il discorso è più complesso) spesso in Italia:

- ci si allena poco in termini di volumi e quindi di numero di sedute
- si sostituiscono i volumi con l'intensità e i mal interpretati esercizi "tecnici"
- ciò avviene soprattutto nelle categorie giovanili


   Inomma, prendi un 14enne, pochi chilometri, un mare di zompetti, tre sedute intense e una media su quattro a settimana, un mare di gare. A 17 anni è fra i primi 10 al mondo, wow! Poi comincia a spaccarsi... poi cominci a capire che ci vogliono anche i volumi a bassa intensità e li aumenti in modo troppo repentino, ma comunque insufficiente. E, ammesso si sia salvato dagli infortuni, l'atleta va in stallo di prestazioni.

Non mi pare un andazzo produttivo di campioni internazionali da adulti.



43 commenti:

  1. Sai...Si potrebbe dire che questo articolo é geniale, é illuminante, é brillante...no! Niente di tutto ció (cioé anche) ma molto piú semplicemente, é un articolo ragionevole. E la ragione spesso spaventa perché conduce alla distinzione del vero dal falso, della ragione (appunto) dal torto.

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    1. è un articolo contro il fancazzismo e i dormiglioni, ihih!

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  2. Sempre super puntuale il nostro Corsaro...

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  3. Luc, sai dove si può trovare il libro di Peter Coe?

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    1. boh. qui alcune slides anche tratte dal llbro:
      https://www.slideshare.net/hattersley4/seb-coe-analysis

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    2. lo presi su amazon UK, niente di eclatante.

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  4. Ho letto le relazioni, gli aspetti qui evidenziati sono del tutto marginali mentre quelli più importanti non vengono ovviamente menzionati perché in contrasto con le teorie di chi gestisce questo blog.
    Come al solito di un discorso complesso ed articolato si prende una piccola parte a piacimento e la si deforma per dimostrare la propria teoria precostituita, ossia l’opposto di quello che servirebbe fare.
    In italiano si chiama mistificazione.
    Sarei anche curioso di sapere quanti di coloro che hanno commentato qui si siano presi la briga di leggere le relazioni del convegno prima di commentare.

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    1. vedi, la differenza tra me e te è che io ho scritto "A MIO AVVISO più interessanti", invece tu decidi tout court che "sono del tutto marginali".

      la questione volumi, la questione allenamento giovanile, sono marginali?

      le mie teorie sono POS-costituite, dopo la visione di come allenate in italia e come si allenano all'estero. e dei risultati che si ottengono.
      vabbè, continuate così, i soldi se li beccheranno moen, wanders, rupp e i loro entourages.

      e per citare ancora canova: "non potevo più continuare con una Federazione dove, anno dopo anno, il livello di passione e competenza e cultura dei "Counsilors" continuava a diminuire ma il livello di arroganza ad aumentare"

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    2. Signor Anonimo, io ad esempio mi presi la briga settimane fa di leggere quella relazione, dove, mi pare, il tema dei volumi sia un tema centrale e non certo marginale. Ci insegni lei quali sarebbero invece gli aspetti portanti. E, per favore, non riporti la frase di Canova che dice che il punto cruciale è il "volume of intensity", come lo chiama lui, perchè è certo che sia così, ma è necessario creare delle basi per quello. Lo stesso Rondelli, dichiarazione di qualche giorno fa :"ritorneremo a vincere se ritorneremo ad allenarci come una volta", e su questo distorto blog furono scritti diversi articoli su come ci si allenava una volta...

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    3. "ritorneremo a vincere se ritorneremo ad allenarci come una volta"...potrebbe iniziare almeno Lui per primo :)

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  5. Visto che l'articolo del Corsaro va in contrasto con il pensiero di Anonimo, sarebbe molto interessante sapere il suo punto di vista riguardo le questioni più importanti del convegno. Per avere uno spunto in più per lasciare un commento.
    Marco L.

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  6. Anch'io ho letto le relazioni e le considerazioni mi sembrano piuttosto chiare.
    Alla fine la sostanza può ricadere:
    a) l'allenatore allena male, ma soprattutto non vuole rivedere le proprie posizioni in assenza di risultati
    b) l'atleta non si vuole sbattere in uno sport così di fatica, quindi si tende ad allenarlo in modo da non scontentarlo, non farlo abbandonare
    c) un mix delle due cose

    Per il resto non vedo granché, in uno sport non estremamente tecnico e "povero", dove sostanzialmente basta avere un paio di scarpe da ginnastica e sapersele allacciare.

    E' chiaro che trovare Bekele o Kipchoge ci voglia anche culo, ma Moen o Wanders non mi sembrano a livello di talento così superiori ad un Antibo o un Baldini.
    Zedemel

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  7. CAstaldi riassume cosí una idea di Canova

    " Quando un ragazzo si avvia alla corsa di resistenza sono necessari un certo numero di anni, diciamo quattro o cinque, in cui l’ aspetto quantitativo è preponderante. Quindi quando un atleta comincia a correre il primo obiettivo è farlo correre tanto, aumentando i km a seduta e settimanali velocemente, in relazione alle capacità ovviamente. Questo è importante soprattutto per il motore muscolare: il giovane atleta deve diventare un corridore vero e proprio, con tutta una serie di adattamenti alla “carrozzeria” i quali, perché avvengano, necessitano di mettere tanti km nelle gambe"

    Il Corsaro commenta cosí:
    - ci si allena poco in termini di volumi e quindi di numero di sedute
    ...ciò avviene soprattutto nelle categorie giovanili".
    Ora, si può essere d'accordo o meno ma non mi pare si possa dire che si stiano trevisando pensieri ed affermazioni altrui.

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    1. secondo l'anonimo il mio travisamento consiste nell'aver occultato alcuni fattori, oltre all'aver parlato solo di quelli a suo avviso ininfluenti.
      ebbene io ho scelto proprio quelli che secondo me sono più influenti al fine di individuare, nel campo TECNICO, dei motivi di degenerazione di cui non parla mai nessuno (per non offendere i mammasantissima?).
      quali sono gli altri fattori di cui parla canova?
      - la mente
      - l'allenamento in altura
      - carico esterno/interno
      argomenti importanti ma che mi pare siano riconosciuti da tutti e quindi non mi sembra risiedere QUI nè il focus del problema nè il fatto che all'estero non c'è la degenerazione che c'è da noi.
      di ALLENAMENTO SBAGLIATO nessuno ha le palle per parlare, si parla sempre di altre cose per dare colpe all'invasione delle cavallette.
      ad esempio, le % stellari di infortuni (gravissimi, mica la cazzata che ti ferma 2 settimane, qua parliamo di ANNI) derivano dal non allenarsi in altura? dal non allenare la mente?

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    2. Oltre al fattore psicologico, che effettivamente hai spesso trattato come poco importante o comunque secondario rispetto ai fattori più materiali, Canova parla chiaramente di "depolarizzazione" dell'allenamento avvicinandosi alle gare.

      Cito:
      "Tenuto conto di ciò dobbiamo elaborare una strategia di allenamento “a imbuto” della durata di circa quattro-cinque mesi. All’inizio la preparazione è molto polarizzata su lavori molto lunghi e molto lenti (per favorire il motore metabolico) da una parte e su lavori molto brevi e molto veloci (per favorire il motore muscolare) dall’altra. In questa fase il focus va sul carico interno. Col proseguo della preparazione i lavori lunghi diventeranno più veloci e i lavori più veloci diventeranno più lunghi."

      Questi due elementi sono effettivamente in contrasto con quanto predichi di solito, soprattutto l'uso dei lunghi veloci.

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    3. assolutamente no, infatti io i lunghi per la maratona li faccio fare a media velocissima (e strutturati).
      ciò che dice canova si riferisce a una programmazione "a freccia" (ne parla anche brad hudson). è UN modello di programmazione, altri ne usano altri. e comunque riguarda solo i lavori.
      ma questi sono dettagli. quello che mi premeva di più sottolineare è la questione dei volumi e l'uso di questi nelle categorie giovanili.
      IN QUESTO ciò che dice canova è rivoluzionario rispetto all'andazzo fancazzista italiano e simile a quello che dico io.
      secondo me QUESTO aspetto è stato nefasto per l'endurance italiana, anzitutto.
      se non hai i volumi (e se non inizi a farli da ragazzo) hai voglia a programmare la stagione a freccia o a candele o lineare o verticale o a microblocchi... o ad allenare la "mente".

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  8. "assolutamente no, infatti io i lunghi per la maratona li faccio fare a media velocissima (e strutturati)."

    E tutta la storia della bassa intensità, i lunghi rigeneranti meglio del riposo, il max 3 lavori tirati a settimana, eccetera?

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    1. 1) "bassa intensità" è relativo. io ho scritto di esempi di atleti che fanno i lenti a 3'50 o 4'10 o 5 (donna). non ho detto che tutti devono fare i lenti a +1'45 dal passo sui 10k. ma sicuramente 3'30 non è rigenerante, ma manco canova fa fare tutti i lenti a 3'30, in nessun periodo. RIPETO: il discorso della freccia riguarda SOLO i lavori intensi. vediti a proposito le tabelle degli atleti di canova.
      2) i lenti rigeneranti meglio del riposo: su questo non c'è il minimo dubbio, e la cosa la applica anche canova, vediti le tabelle.
      3) max 3 lavori: anche qui (dai 3000 in su), nessun dubbio e la cosa la applica anche canova.

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    2. p.s. feci anche un articolo sulla dorio. lei i lenti li faceva spintarelli. ma faceva grandi volumi e bigiornalieri spesso.
      insomma, non è che se faccio un articolo vuol essere un invito a tutti ad allenarsi in quel modo o che quello sia il mio metodo in ogni aspetto.

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    3. tra l'altro l'evoluzione a freccia dei lavori può anche comportare un AUMENTO della polarizzazione, qualora i lavori si diradino e quindi aumentino le giornate di corse lente (eventualmente fatte anche più lente, proprio per permettere una maggiore durezza dei lavori).

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    4. Ma cosa stai scrivendo? mi spieghi che legame trovi fra un lungo veloce e un lungo rige?

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    5. anonimo 13.43,
      intanto facci capire se stai rispondendo ad attila o a me...

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  9. Ma anche senza guardare la "punta" della "freccia", mi pare di capire che manchi proprio la freccia. :-))) Certe cose molto specifiche ti possono limare gli ultimi (2-3?) secondi a km, ma a me sembra che siamo ben più distanti prestazionalmente, un po' a tutti i livelli del nostro podismo.
    Zedemel

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    1. manca la freccia dove? nei piani di canova o degli italiani?

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    2. Parlo di italiani, di prendere persone e fargli fare un percorso di miglioramento negli anni (nei limiti del singolo talento). Canova è un po un caso a parte, cura l'ultima parte (voglio dire, Moen non era esattamente un fermo :-) ).
      Zedemel

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    3. ma hai letto sul forum? alla pischella le FFGG hanno imposto un ultimatum a mesi... ma cosa vuoi programmare?

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    4. Aiuto! La freccia la piantano da qualche altra parte ;-) :-)
      Zedemel

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  10. Grazie dell ottimo articolo.
    Secondo me è come se i tecnici attuali dei settori giovanili dimenticano
    proprio quelle che sono le scoperte fatte dai grandi allenatori del passato primo fra tutti il genio Arthur Lydiard. Senza avere tutti i mezzi che ci sono oggi e le scoperte in fisiologia sportiva che sono avvenute in seguito Lydiard aveva sperimentato prima su se stesso e poi sui suoi numerosi atleti l' importanza fondamentale della corsa lenta. E' celebre una sua frase " Se riusciamo a far correre il più possibile un ragazzo o una ragazza nei suoi teen quindi da 13 anni in avanti, senza gare e senza lavori anaerobici, ma soprattutto con corsa
    aerobica , bene avremmo gettatto le basi per un futuro campione olimpico." Questo è l'esatto opposto di ciò viene fatto oggi almeno in Italia. 15 minuti di riscaldamento poi 3 volte a settimana lavori veloci prevalentemente anaerobici ... assurdo!!! Questo distrugge l' atleta in età giovanile.
    Nella corsa di resistenza va più forte chi riesce a produrre meno lattato a parità di velocità. Ma per ottenere ciò la prima cosa da fare prima di ogni altra e soprattutto IMPORTANTISSIMA in età giovanile poichè i margini di miglioramento sono molto maggiori che non in una persona adulta , è massimizzare la capillarizzazione e aumentare il numero e l' efficienza dei mitocondri nei muscoli e il modo PIU' EFFICACE per ottenere ciò è la corsa lenta.Tutto il resto verra poi in seguito.

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    1. ci sono cose superate di lydiard (la drastica periodizzazione annuale) ma sui volumi non si discute.
      il problema italiano fu l'invasione del settore mezzofondo da parte di idee del settore velocità (vittori, donati) che purtroppo ben si coniugano col fancazzismo della modernità

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  11. Ciao Corsaro, innanzi tutto complimenti per i tuoi articoli, le tue considerazioni sull'atletica giovanile mi hanno molto colpito.
    In effetti attualmente sono un mezzofondista allievo al secondo anno che si allena da almeno 4 anni esattamente nel modo che tu critichi agli allenatori italiani (troppi lavori intensi e troppo poco volume, mai più di 40-50 km complessivi a settimana).
    Come da te giustamente previsto, questo metodo mi ha procurato ottimi risultati da cadetto ma un ristagno delle prestazioni negli ultimi tempi.
    Dunque volevo chiederti, secondo te è ancora possibile "invertire la rotta" impostando d'ora in avanti l'allenamento in modo più razionale, oppure ormai le mie potenzialità sono "bruciate"?
    E nel caso abbia senso, come dovrei gestire l'aumento di volume nel tempo per evitare di infortunarmi?
    Grazie in anticipo per l'eventuale risposta.

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    1. graie dei complimenti!
      sei ancora giovane, certo che puoi invertire la rotta. potresti stabilire il massimo volume, da ottenere a 21-22 anni (anche 23-24 se sei più fondista) e aumentare annualmente di una quantità pari al numero di km mancanti diviso gli anni mancanti.
      cioè, se oggi ne fai 50 e vuoi arrivare a 130 a 22 anni, devi aumentare 16 all'anno.
      un po' di sacrificio, qualche alzataccia mattina presto, qualche bigiornaliero dai 19-20 anni e... auguri!

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    2. Ciao Corsaro, nelle donne anche per problemi femminili si rende A fare meno km, soprattuuto nelle ragazze molto giovani, intendo allieve cadette..
      Io penso che lo l allenamento in particolare sul volume debba essere molto più graduale e attento, ma costante nel tempo
      O meglio in tre parole gradualita costanza e non forzare.
      Ti che ne pensi, non solo su quanto detto, ma sull argomento?

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    3. moreno,
      è come ho scritto al ragazzo qui sopra: se in futuro bisogna raggiungere X volume, ci si deve pensare per tempo. i chilometri di corsa lenta (questo intendo per "volumi") non fanno male quanto le ripetute a palla.

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  12. Dovrò uscire a fare i lenti di nascosto perché secondo il mio allenatore non esistono ahaha! Ti ringrazio, la voglia di fare non manca, speriamo bene

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    1. sei mezzofondista veloce o prolungato? che tempi hai?

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    2. 1500 e 3000 per adesso, credo di essere più da lunghe distanze... I tempi non li dico qui altrimenti perdo l'anonimato ahahah, se c'è modo di parlarne in privato nessun problema, anzi mi farebbe piacere

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    3. sopra nei "contatti" c'è la mia mail

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