martedì 27 ottobre 2015

Dieta mediterranea de che?


   Scrivo sul motore "dieta mediterranea", clicco "immagini"... appaiono immagini con abbondanza di frutta e verdura, qualche pesce, in rari casi pasta e pane ma quasi sempre timidamente sullo sfondo.
   Da Wikipedia:

"La dieta mediterranea è un modello nutrizionale ispirato ai modelli alimentari tradizionali di tre paesi europei e uno africano del bacino del Mediterraneo: Italia, Grecia, Spagna e Marocco"

   Bene, la mia stirpe viene da un paese del Salento a 15km dal mare, spero che rientri nella definizione di "mediterraneo"...

"Un posto privilegiato nella Dieta Mediterranea è occupato dai cereali integrali"

   Mah, lì al paese, ai vecchi tempi, le farine non erano troppo raffinate, ma neanche proprio integrali...

"Secondo il modello della Dieta Mediterranea le porzioni di riferimento nel consumo di cereali dovrebbero essere: 80 g per la pasta"

   MA DE CHE????? Lì al paese si facevano mezzo chilo di pasta al giorno, pasta e pane fornivano l'85% delle calorie...

"La dieta mediterranea tende a consigliare un consumo di pesce più largo rispetto a quello della carne"

   MA DE CHE????? Nonostante la vicinanza del mare, il pesce non lo mangiavano mai, a parte le sarde sotto sale alle feste patronali... al limite le cozze un paio di volte al mese...

   Come si mangiava in modo tradizionale lì al paese?

CARBOIDRATI:
- pasta e pane, spesso fatti in casa, a stufo, quantità proprio monumentali *
- dolci di rado, alle feste comandate
- parecchia verdura e frutta
- legumi
- vino, ovviamente, a stufo
PROTEINE:
- polli e conigli a stufo *
- uova
- ogni tanto carne bovina, suina, equina (i Messapi erano famosi nell'antichità per essere "cavallari")
- insaccati *
- formaggi a stufo
- ogni tanto cozze, pesce mai *
- lumache
GRASSI:
- olio d'oliva a stufo
- frutta secca
- niente burro, margarina et similia

   Con l'asterisco ho segnalato le cose che differiscono gravemente con la diffusa definizione "politically correct" di dieta mediterranea.
   Quanto al pesce, certamente il suo consumo era più massiccio nelle località marittime, ma bastava spostarsi qualche chilometro nell'entroterra che spariva; cioè, ma perchè dovrei comprare il pesce quando in casa mi allevo da me le bestie?
   E la cucina tradizionale romana? Roma dista 20km dal mare... e anche qui pasta a stufo, pecorino e abbacchi... al limite ogni tanto un po' di baccalà (che però non è mediterraneo!).

   Insomma, a meno di non voler relegare Roma o il Salento nell'area cultural-gastronomica Ugro-Finnica, mi pare che la "normale" definizione di dieta mediterranea sia in parte fasulla... si vuole strizzare l'occhio a certe mode alimentari moderne (neanche nazionali) che condannano il consumo di certi cibi nostri tradizionali... e i seguaci di tali mode sono tanti e votano... e, come sapete, io mi diverto come un pazzo a dissacrare luoghi comuni.
   E come testimonia il poeta:

"Ce piaceno li polli
l'abbacchi e le galline
perchè so' senza spine
nun so' come er baccalà"

ULTIM'ORA: l'opinione di un collega espertissimo:






mercoledì 21 ottobre 2015

Tecnica di corsa: piedi vs culi.


"Caro, ti piacciono le mie nuove scarpe? E le unghie dei piedi?"
"Wow! Fantastiche! Sei bellissima!"

   Eh... purtroppo per sopravvivere nel mercato del sesso bisogna mentire in continuazione, ma magari uno SANO in realtà pensa:

"Ma cosa cazzo vuoi che me ne freghi dei tuoi piedi??? A me piace il culoooooooo!!!!"

   Ho sempre pensato che l'interesse estetico per i piedi fosse esagerato, nevrotico direi; i piedi sono molto lontani dalla zona genitale, perchè dovrebbero attrarre sessualmente? Poi lessi un antropologo che rilevava come la fissa per i piedi fosse esclusivamente prerogativa dell'area eurasiatica. In oriente i piedi femminili li deformavano, li accorciavano fisicamente... da noi li deformiamo "metaforicamente" tramite le scarpe. Invece nel Brasile genuino la gente dei piedi se ne strafotte proprio. Insomma... materia per studi di ETNOPSICHIATRIA.

   Queste riflessioni me le ha stimolate il fatto che ci sarà un convegno sul "Tracollo podalico nei paesi occidentali":

http://www.ilcoach.net/convegno-tracollo-podalico-nei-paesi-occidentali/

   Premetto (per i malpensanti) che non conosco personalmente i relatori del convegno e non ho nulla contro di loro, probabilmente diranno anche cose validissime. Tuttavia devo rilevare che:

- ci sono paesi occidentali "podalicamente tracollati" che in atletica fanno furori
- non vedo in giro convegni sul "tracollo delle spalle" o sul "tracollo delle anche (culi)", non vedo miriadi di studi sui deleteri effetti, a livello di anche (culi), del fatto di passare gran parte della giornata seduti
- il movimento religioso chiamato "minimalismo", alla moda, attivissimo e organizzatissimo, sia a livello propagandistico che nella pratica di campo, pone l'attenzione quasi esclusivamente sui piedi e sul modo di appoggiare i piedi a terra nella corsa
- a livello federale da decenni vediamo la stessa cosa; in un lavoro dei primi anni '80 Alessandro Donati affermava che:

1) nella corsa, la tecnica è la cosa più importante
2) nella tecnica, l'appoggio del piede a terra è la cosa più importante

da cui si deduce che:

3) nella corsa, l'appoggio del piede a terra è la cosa più importante.

   E' mia opinione che tutto ciò sia molto parziale ed esagerato... penso che dovremmo concentrare l'attenzione pure, anzi soprattutto, verso la regione delle anche (culi), visto che:

NELLA CORSA, LA POTENZA GENERATA INTORNO ALLE ANCHE E' SETTE VOLTE MAGGIORE DI QUELLA GENERATA INTORNO ALLE CAVIGLIE.

P.s. di chi sono questi pessimi piedi?









lunedì 12 ottobre 2015

Houston... abbiamo un problema...


   Nei commenti al mio post di due settimane fa a proposito dei 400 metri, Zarathustra parlò e disse che dovrò stare zitto finchè non porterò atleti alle Olimpiadi. Eppure il mondo dell'atletica è pieno di gente che dice delle cose, magari anche sensate, non solo senza aver mai portato atleti alle Olimpiadi, ma perfino senza aver mai allenato. Ad esempio questo qua, Garry Hill. Nasce come statistico e entra a lavorare 30 anni fa alla rivista "Track & Field News" e ora ne è l'editore.

   Questo ignorante impertinente pallone gonfiato (secondo gli schemi di pensiero del nostro Zarathustra) osa addirittura fare delle ipotesi tecniche sulla debacle della nazionale americana ai recenti Mondiali di Pechino!

   E soprattutto (aggiungo io) copia le idee del Corsaro!!! Non bastava Alberto Salazar che mi copiava certe sedute? Aaarrrggg! Impazzisco!!!

http://www.trackandfieldnews.com/images/stories/tfn_pdfs/editor-nov15.pdf

   Naturalmente scherzo, i neuroni lavorano in tutto il mondo e magari persone diverse giungono a uguali conclusioni: nella fattispecie, il signor Hill ritiene essenziale, nel giudicare le performances ai campionati, calcolare la percentuale di Stagional Best di una squadra e confrontarla col resto del mondo, lo stesso lavoro che faccio io da anni.

   Ebbene, per la squadra USA, Hill confronta questa edizione dei Mondiali con quella di Parigi 2003 e trova che gli SB sono scesi dal 14.8% al 10.2%. Inoltre, fra i 140 atleti del mondo medagliati a Pechino, il 37.1% ha fatto lo SB. Considerando il fatto che in certe specialità (mezzofondo e fondo) è molto difficile fare SB in agosto con 30 gradi e alta umidità, Hill conclude con delle "banalità":

1) OTTENERE MEDAGLIE AI CAMPIONATI E' UN FATTO ALTAMENTE CORRELATO CON L'OTTENIMENTO DEGLI STAGIONAL BEST

2) PER OTTENERE GLI STAGIONAL BEST AI CAMPIONATI E' NECESSARIA UNA PROGRAMMAZIONE RAZIONALE ALL'OTTENIMENTO DI QUESTO OBIETTIVO.

   Secondo Hill ciò non è stato fatto quest'anno negli USA e la causa risiede nella scelta, per i Trials, di una data troppo anticipata, 8 settimane prima di Pechino... sarebbe meglio 4 settimane prima (come ha fatto il Kenya, aggiungo io), il che eviterebbe una doppia periodizzazione della stagione agonistica Open. Infatti nel 2012 a Londra vennero 29 medaglie (9 - 13 - 7) e il break con i Trials fu di 4 settimane.

   Io non so se i problemi della squadra USA (oddio... firmerei per averceli sti problemi...) derivino solo da questo, o se sia in atto anche una tendenza inesorabile all'avanzata di paesi "emergenti" a scapito delle "potenze" tradizionali (notevole anche il crollo della Russia). Ma vediamo il medagliere USA in tutte le edizioni dei mondiali (con l'asterisco le edizioni in cui non hanno vinto)

1983: 24 (8 - 9 - 7) *
1987: 20 (10 - 4 - 6)
1991: 26 (10 - 8 - 8)
1993: 25 (13 - 7 - 5)
1995: 19 (12 - 2 - 5)
1997: 17 (6 - 3 - 8)
1999: 17 (10 - 3 - 4)
2001: 13 (5 - 5 - 3) *
2003: 16 (8 - 7 - 1)
2005: 25 (14 - 8 - 3)
2007: 26 (14 - 4 - 8)
2009: 22 (10 - 6 - 6)
2011: 26 (12 - 8 - 6)
2013: 25 (6 - 14 - 5) *
2015: 18 (6 - 6 - 6) *

   Riportando il discorso nel nostro orticello, e ricordando che la squadra italiana ha ottenuto a Pechino solo il 9% di SB (il mondo 30%), noi siamo capaci a programmare razionalmente l'evento clou della stagione?
   Ok, ora chiudo il blog e lo riaprirò dopo che un mio atleta avrà fatto il Record della Via Lattea...






martedì 6 ottobre 2015

Gli ultimi... saranno i primi?


   Oggi voglio staccare la spina da erudite considerazioni tecniche, tra l'altro Zarathustra ha parlato e ha detto che le mie opinioni saranno prese in considerazione solo dopo che manderò atleti alle Olimpiadi... e io sono notoriamente scrupolosamente ubbidiente all'autorità costituita (ahahah!).

   Quindi voglio fare un omaggio a un mio nuovo atleta, è un sacerdote.

   Perchè corriamo, per chi corriamo? Le motivazioni possono essere tante, alcune coscienti, altre inconsce, ognuno ha le sue... e credo che non abbia alcuna base razionale criticare quelle altrui... e nemmeno criticare chi sport non ne fa. Ma nemmeno ha base razionale criticare chi critica. Quindi criticate pure, se vi piace.

   La corsa può essere una buona cura mentale (oltre che fisica), ma può anche crearne di nuovi di problemi. Come accade per tutte le cose del resto...

   Ti dò il benvenuto, Don Pino... sarai pure lento... ma hai una bella vena poetica:


   “Essere ultimi... non ho fatto molte gare ufficiali, pesavo 150kg, ora 87kg, faccio ogni giorno a gara con me stesso, contro me stesso. Mi alleno sempre e senza scuse. Una promessa a mio padre che non c'è più e ad Angelo, morto a 16 anni.
   Poi arriva l’ora di scendere in campo, sulla strada. Osservi. Osservi. Osservi. Ti senti osservato. Sei li, il colpo sta per esplodere, start, non puoi più sfuggire. Sparo e via. Si corre. Goffo come un pachiderma, in un attimo sei sorpassato da tutti. Eppure sai che stai dando il massimo. Che fai? Che cerchi? Dove vuoi arrivare? Mi nascondo nel mio inseparabile marsupio, abbasso la testa, non mi devo arrendere. Stacco la spina dell’ORGOGLIO, dell’ autostima, del cronometro ufficiale e mi sento abbracciato da altri ultimi. Continuo a correre, lo sguardo si sposta verso il cielo e ricordo “perché” e “per chi” CORRO. Allora il pachiderma vola. Ultimo, ma vola. Perché nella mia corsa, chilometro dopo chilometro, cielo e terra fanno l'amore.”