sabato 30 luglio 2016

Infortuni, teorie e propaganda.


   Tempo fa feci un articolo sulla eccessiva (a mio avviso) attenzione che in Italia si riserva ai piedi, sia in generale nella cultura sia in particolare in atletica, tanto che potrei ironicamente parlare di "piedetica leggera", così come c'è la cuoretica, la minimaletica, la mangetica, la monitoretica, la derivetica, la cadenzetica, la testetica, la mitocondretica, l'acidolattetica, ecc... insomma tutte le fisse che focalizzano UN particolare e ne fanno il centro di gravità attorno al quale tutto dovrebbe ruotare:

http://ilcorsarotraining.blogspot.com.br/2015/10/tecnica-di-corsa-piedi-vs-culi.html

   L'occasione che mi diede la voglia di scriverlo furono certe mie perplessità a proposito di un convegno "piedetico" dell'autunno scorso:

http://www.ilcoach.net/convegno-tracollo-podalico-nei-paesi-occidentali/

   Tale convegno fu tenuto anche dal tale Marco La Rosa, allenatore di Giulia Riva, una velocista azzurra che nel 2015 si mise in bella mostra. Come funziona in Italia in questi casi? L'atleta in una stagione fa ottime cose, il suo allenatore viene osannato e presentato come quello che (finalmente) ha capito tutto e ha certamente dei segreti da rivelarci, si parte con interviste a tutto spiano e campagne-convegni (e soldi) in giro per il paese:

http://www.ilcoach.net/intervista-giulia-riva-e-marco-la-rosa/

   PREMESSA: non ho mai conosciuto direttamente o indirettamente l'atleta e l'allenatore di cui sopra, non ho niente contro di loro, magari sono anche dei buoni professionisti nelle loro aree... ne sto parlando solo come ESEMPIO di come funzionano le cose in Italia.

   Senonchè stamattina mi sveglio e mi sorge l'idea "ma Giulia Riva che fina ha fatto?"... vedo che è tornata alle gare solo ora, dopo un anno di assenza e con un 100m mezzo secondo peggiore dello scorso anno... oddio, mica si sarà infortunata??? Faccio una ricerchina e trovo una foto di marzo con la dicitura "Recupero post infortunio con visuo-propriocezione ad alta frequenza per la velocista della nazionale italiana Giulia Riva":

https://www.facebook.com/ldalab/posts/1119222951441754

   Ma era ovvio, se una è assente dalle gare per un anno probabilmente è perchè s'è infortunata. Per carità, un infortunio può accadere anche nelle migliori famiglie (in Italia però sono un po' troppe ste famiglie...), non è detto che sia colpa dell'allenatore, di certe teorie, di certi sistemi d'allenamento... però possiamo dire che la piedetica come minimo non ci salva dagli infortuni.
   Ma soprattutto mi chiedo: perchè quando le cose vanno bene allenatori e teorie vengono strombazzati a destra e a manca e invece quando poi le cose vanno male SILENZIO DI TOMBA? Forse sarebbe più prudente moderare gli entusiasmi quando le cose vanno momentaneamente bene, o no?

   Questa omissione di comunicazione, questo deficit di MEMORIA quando le cose vanno male sono deleteri alla cultura atletica, producono delle distorsioni nella valutazione degli assunti teorici che vengono fruiti da parte del pubblico e in particolare dei tecnici.

   Siate svegli, siate vigili, siate critici, non vi fidate... e magari aumentate il FOSFORO nella dieta, ma non quello bianco che ha dei sobri effetti collaterali:






48 commenti:

  1. Il loop non si chiude mai, non si sa mai come finisce. Tutto parte sempre da una notizia sensazionalistica dove si è trovato il rimedio a tutto con una semplice teoria poi tutti la seguono e...boh, come è finita?
    Torno a bomba sul discorso diete ecc, e nella fattispecie il DIGIUNO, approfondendo il discorso, c'è un tizio che ha fatto 30 anni di ricerca su una ristretta ricerca di persone con una patologia ben specifica e mettendoli a digiuno hanno migliorato qualcosa che ha a che fare con le staminali ecc, ed è stato dunque espanso a tutti il discorso che il digiunare na bene! Ora il digiuno, ora le diete, ora il cardiofrequenzimetro, ora allenamenti rivoluzionari, ora....ora...ora... Si ma dopo? Ok alleniamo i piedi, ma il tizio allenato col metodo piedicentrico nei suoi 20 anni di attività agonistica cosa ha prodotto?

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    1. ah il digiuno... forse vogliono adeguare i costumi alimentari degli italiani alla profonda e persistente crisi economica :)

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    2. Comunque a prescindere dal discorso digiuno, non è corretta la mia affermazione? Cioè che tutti gridano alla stele di Rosetta per risolvere tutti i problemi del coaching e poi non si sa più nulla...eterno incompiutismo

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    3. certo, è la stessa cosa che dico io. chiedi a edo la storia dell'MSLS ad esempio: metodo rivoluzionario per i pesi, conferenze a pioggia in tutt'italia, lo adottarono 3 anni fa ostacolisti, triplisti, altiste... risultati? tutti spaccati o prestazioni in regresso.
      sui risultati però nessuno fece conferenze...

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  2. Partecipai a quel convegno che, in realtá, si riferiva principalmente alla cultura minimalistica. Ha espresso concetti abbastanza interessanti come lavoro su superfici instabili ecc...ecc che, secondo i relatori, avrebbe diminuito incredibilmente la quantità di infortuni.
    Nessuno ha saputo spiegare il perché questo lavoro sarebbe cosi preventivo, però qualche concetto giusto sono riusciti a passarlo.
    Ovviamente non hanno minimamente accennato alla relazione fra volume di lavoro e infortunio e infatti é successo il patatrac...

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    1. Ma uno stimolo, giusto o sbagliato sempre un adattamento ti provoca! Il problema è che non c'è nessuno stimolo che può essere definito il non plus ultra per cui tutti usiamo quello e siamo sicuri di migliorare....ora esco dalla palestra dell'aeroporto in cui lavoro e il "guardiano" parlando del più e del meno mi dice "sa in pochi usano le meduse che abbiamo fatto comprare, io per esempio le trovo fondamentali, ci faccio gli squat e qualsiasi cosa con sovraccarichi, provoca delle instabilità pazzesche, sa io sono un preparatore atletico del calcio" :-O me coglioni!

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    2. nicola,
      uno può anche dire cose relativamente giuste IN QUEL particolare ambito... il problema è che spesso quell'ambito si assolutizza e/o non si focalizzano altri ambiti.
      e poi l'assolutizzazione è il difetto tipico della "cultura minimalista". una cultura che ora va di moda e ovviamente chi vuole applausi ci si accoda immediatamente... poi vengono fuori le magagne ma queste si nascondono sotto il tappeto.

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  3. i federali sono statali e gli statali lo sappiamo benissimo come lavorano

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    1. io direi che è un problema più generale: ognuno porta acqua al proprio mulino.

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  4. sto leggendo un libro di Talen ("Il cigno nero") e pare che sia usuale non avere review sulle proprie previsioni (ovvero, in questo caso, un review a livello federale dei risultati degli atleti in base a metodi o sistemi).
    Il mondo è uguale worldwide

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    1. sì, è come le previsioni FMI sulla crescita del pil greco, ahahah!

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    2. Comunque in federazione di review se ne parla, ma non so se si attua

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    3. ah se ne parla? e che dicono del costante e imperterrito genocidio dei giovani talenti?

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    4. Non credo se ne siano accorti. Sarebbe lungo da commentare, ma insomma anche un neofita si accorgerebbe che alcune cose non funzionano.

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  5. @Nrzioleo
    in realtà, la sua asserzione vale relativamente parlando ma in assoluto piccoli cambiamenti possono fare grandi differenze.
    Questioni spesso di fortuna

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  6. Taleb..
    che poi, ironia della sorte, mi sono ritrovato con 30 pagine ripetute e 30 mancanti.. un acquisti di cigno nero in tutti i sensi! ahahhahah

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    1. moooooolto interessante quel libro, quasi quasi ci faccio un post... comunque sono questioni che un tizio spiegò alla grande: FREUD.

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  7. mi e^capitato anni fa di vedere un allenamento diretto da come li chiami tu da un piedocentrico,non avevo altro da fare e sapendo le sue tendenze ho deciso di guardare e prendere nota di quello che faceva fare,la allenata era una allieva che doveva tentare nelle settimane successive di ottenere il minimo di partecipazione ai campionati italiani di categoria nel salto in alto.l^allenamento consisteva in 8 ostacoli alti 60 centimetri posti alla distanza di un metro x 5 ripetizioni alternati a balzi alternati sulla distanza di 40 metri,in pratica lei partiva dall^altezza dell^ultimo ostacolo dei 400hs. fino all^arrivo sempre x 5 ripetizioni, i 2 esercizi si alternavano il recupero consisteva nello spostarsi da un esercizio all^altro,gli esercizi si sono alternati x circa un^ora e mezza x un totale di 8 insiemi. i conti son presto fatti 40metri x 40 volte balzi alternati=1600 metri + 40 x8 salti a piedi pari fra ostacoli=320 salti. fra quelli che leggono qui^ ditemi e^ una cosa che ha senso?? puo^ funzionare^ betty cjorben.

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    1. mi sembra un volume mostruoso... e le prestazioni dell'atleta negli anni successivi?

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    2. la ragazza non ha migliorato nessuno dei suoi record personali di quel periodo,ha cambiato allenatore,del gruppo di allenamento formato da una dozzina di allievi/e una sola continua ad allenarsi con il piedocentrico gli altri o hanno smesso o hanno cambiato allenatore,quella che ha continuato con lui dopo anni di stagioni agonistiche a meta^x infortuni ricorrenti caviglie/ginocchia su consiglio di ortopedico & osteopata ha eliminato balzi/andature dal suo programma di allenamento, ora fa una parte della preparazione di corsa su erba.qust^anno era presente ad uno dei campionati internazionali giovanili che si sono svolti recentemente, insomma ha fatto un anno agonistico da sana... betty cjorben.

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  8. Più passa il tempo, più divento "maturo" e più mi convinco che nell'allenamento la parola d'ordine è PERSONALIZZAZIONE.
    Troppo spesso è trascurata e si pensa di poter utilizzare uno schema di allenamento per tutti, magari enfatizzando solo un particolare aspetto. La piedetica non è sbagliata, è uno strumento, come altri, che va utilizzato per migliorare le prestazioni di un atleta, SE, QUANDO e COME se ne vede il bisogno.
    Per alcuni atleti, in alcuni momenti della preparazione, può essere molto importante, per altri, in altri momenti, meno. Secondo me non esiste una regola, occorre osservare la realtà per trovare una regola AD PERSONAM, HIC ET NUNC.
    Certo che è più facile pensare di aver trovato il metodo magico e di poterlo applicare (o vendere) sempre a tutti...

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  9. il punto è che tutti "personalizzano" e la logica fuzzy allo stato attuale mi pare utopica (salvo avere geni trascendenti tra gli allenatori).
    sul fatto che bisogna "osservare la realtà" (cosa sacrosanta ma.. mi viene da pensare ad un sabato pomeriggio quando guardavo al campo le previsioni meteo che mi davano pioggia nelle successive due ore ma nel frattempo mi stavo bagnando..) la cosa sembra banale ma non lo è ma bisogna ricordare che bisogna partire da qualcosa.
    E questo qualcosa sono dei principi che o ci hanno dato oppure abbiamo fatto nostri inizialmente.
    Insomma, le prime volte cmq non si tirano i dadi ma ci affida a convincimenti (didattici o per lo meno appresi).

    Nel proseguo bisogna lavorare a 360 gradi pure sui fallimenti ma la cosa preoccupante è che nello sport se hai 10 talenti e li bruci sono cavoli amari..

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    1. Valsandra, mica suggerivo di iniziare a fare l'allenatore sedendosi al campo a guardarsi intorno per decidere cosa fare!
      E' certo che una base metodologica occorre costruirla, STUDIANDO (altra parola spesso dimenticata...) e praticando l'allenamento. Poi però, pensare che qualcosa che funziona con qualcuno in un certo momento possa sempre funzionare con tutti per me è semplicemente sbagliato.

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  10. Discutevo per evidenziare alcuni aspetti.
    1) parlare di personalizzazione: tutti dicono di farlo quindi non è la critica giusta in sé. E poi: hai 30 ragazzini, cosa fai? li fai allenare tutti alla stessa maniera o quasi

    2) il punto è che la fortuna gioca sempre un buon ruolo in questo (e altri) settore della vita

    3) ti accorgi di sbagliare: ci vai tu a dirglielo al ragazzo? E non scherzo

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    1. è un "dovere" parlare di personalizzazione, tutti ne parlano ma quasi nessuno la fa... ora, finchè mi parli di 30 ragazzini 11enni posso comprenderlo... ma se mi parli di ventenni 800isti da 1'50 - 1'52 non lo comprendo più. magari ne hai in scuderia 2-3 al massimo, potrebbero diventare forti se ben seguiti e allora ci vorrebbe una maggiore cura.
      invece vedo che non solo nello stesso team, ma "dal manzanarre al reno" li allenano tutti più o meno allo stesso modo.

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  11. Concordo con valsandra, alleno in una piccola realtà piemontese e quest'anno (dati alla mano) avrò da allenare più o meno 10/12 "velocisti" tutti compresi tra categoria AF AM JM JF PM PF ed è difficilissimo fare una personalizzazione per non parlare che hai a disposizione magari 2 bilancieri e tot kg di pesi, etc etc etc...
    Io sono il primo a dire che un atleta deve essere seguito benissimo e in maniera personalizzata sempre, però mi sto scontrando con tantissimi problemi.
    Per non parlare poi che tu magari fai il programma su 5 allenamenti e di questi 10 solo 2 vengono sempre, gli altri 2/3 volte di media in giorni diversi e ti complicano ancora di più il lavoro...

    Lasse Viren

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    1. problemi oggettivi ce ne sono, non da ultimo la mancanza di tempo e soldi.
      se ci dessero 1/3 dello stipendio di un assistente-coach (manco di un capo-coach!) di un college americano scommetto che la personalizzazione funzionerebbe, eheheh!

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  12. 30 ragazzi di 1'50".. eh.
    Il punto è che in Italia ci sono solo i ragazzini.
    Per i gruppi..

    Alla fine realisticamente ci si riduce ad avere un solo atleta forte (se si ha la fortuna di incontrarlo) ma questa "estrema" personalizzazione non fa nemmeno bene in questi casi (ovvero si è soli, zero feedback)

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    1. parlavo di casi reali da me conosciuti, società grosse in cui magari 1-3 forti ci sono (non 30!).
      poi ho detto che si allenano TUTTI UGUALE, magari due a napoli, quattro a milano, uno a trento, due a roma...
      quindi non vedo nessuna personalizzazione, le tabelle e i concetti sono tutti uguali.

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  13. Concordo con ilCorsaro: un conto è la gestione di un gruppetto di giovanissimi da avviare all'atletica ed un conto è l'allenamento di atleti più grandi ed evoluti.
    Nel primo caso secondo me un allenatore in Italia è già molto bravo se riesce a far nascere nei suoi allievi la voglia di continuare con passione a fare atletica.
    Nel secondo caso la personalizzazione è FONDAMENTALE, non c'è alibi che tenga. Il ruolo dell'allenatore è proprio quello di capire le DIVERSE esigenze di un atleta e mixare adeguatamente gli stimoli allenanti.

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  14. ragionavo per assurdo.
    1) o sei ragazzino e ti alleni in 30 (e la personalizzazione ci vuole perché non tutti hanno la stessa capacità di lavoro.. e che cacchio!)

    2) o sei un campioncino e.. cavolo, serve ogni tanto un confronto, un gruppo che motivi!

    Insomma:
    a) tutti professano la personalizzazione (anche se poi questa riguarda solo l'orario e il posto di allenamento)

    b) per personalizzare bisogna saper maneggiare più modelli concettuali (il che è dura per tutti perché bisognerebbe essere plasticissimi mentalmente)

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    1. enrico r. st'inverno s'è infortunato (ed è il primo anno in cui stalla) sai quando? quando è andato al "gruppo che ti motivi" (il sacro raduno federale).

      molti allenatori hanno sotto mano non più di 4-5 soggetti interessanti e non mi pare teoricamente ostico conoscere e applicare qualche differenziazione.
      il discorso è diverso... e che spesso se non sei monoliticamente fedele alla linea ti segano le gambe!

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  15. A Roma c'è un detto che calza bene alla personalizzazione:
    "è come la sora Camilla: tutti la vogliono e nessuno se la piglia!"

    Per me però il punto è che se uno vuole fare (bene) l'idraulico non può essere allergico all'acqua... Se uno vuole fare (bene) l'allenatore deve essere plastico mentalmente e deve saper maneggiare più modelli concettuali.

    Poi c'è la questione che, in Italia, fare l'allenatore più che un mestiere congruamente retribuito è una sorta di attività missionaria semi-gratuita fatta per vocazione ed è difficile criticare per inadeguatezza o impreparazione un missionario!

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  16. Concordo con tutti,
    purtroppo in Italia fare il lavoro dell'Allenatore penso sia QUASI impossibile,
    è anche vero che secondo me uno potrebbe migliorare parecchio anche solo se si facessero più tavole rotonde o incontri tra i vari allenatori, ma questi sostanzialmente non avvengono mai e quando avvengono o sono in giorni veramente proibitivi (qui in Piemonte hanno messo un incontro per parlare di nuove metodiche sull'interval training (giusto o sbagliato che sia) che terrà il prof. Dotti di Lunedì Dalle 5 alle 7. La gente lavora / allena, mica posso lasciare i miei atleti o chiudere la pista per andare fino a Cuneo...
    Altra cosa che poi mi dispiace è che SPESSO e volentieri si parla in questi incontri in maniera astratta, mai nessuno che dice la verità sui propri programmi di allenamento, tutti a nascondersi o a riportare esempi che non stanno né in cielo né in terra.
    3 anni fa ho partecipato a Torino ad un incontro in cui si parlava di ostacoli, tenuto da Eddy Ottoz, tutto molto bello ovviamente, peccato che poi quando iniziava a fare esempi dalle varie tabella si prendeva a riferimento ipotetico atleta da 10.20 sui 100... in Italia? 10.20? cose che purtroppo non hanno senso di esistere...

    Lasse Viren

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    1. nuove metodiche sull'interval training? magari roba anni 50, solo che in italia nessuno l'aveva mai studiata...
      alla fine ste conferenze si riducono:
      - ai soliti 3-4 nomi famosi che si riciclano eternamente (ma poi il rendimento dei loro atleti?)
      - qualche new entry che ha avuro UN atleta buono (che poi va in stallo)
      - qualche raccomandato venditore di fumo che ha la trovata rivoluzzzzionaria

      quando poi, leggendo i forum, trovi tapascioni che corrono da 2 anni che sono espertissimi, hanno studiato migliaia di pagine di roba e ti sviscerano ogni dettaglio di certi argomenti con studi, grafici, tabelle, statistiche, applicazioni pratiche su sè stessi o su altri... mah.

      comunque l'atletica italiana più che atletica ormai mi sembra altro: "infiletica leggera" (strapazzo il 16enne così poi lui si infila nel GS militare e io faccio carriera) e "societetica leggera" (puntare all'obiettivo minimal dei campionati societari).
      puntare veramente in alto mi pare che non interessi quasi a nessuno.

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    2. esatto corsaro,

      io non mi capacito di come tante atlete in Piemonte facciano sostanzialmente i loro migliori tempi già alla prima uscita stagionale a marzo, senza poi avere miglioramenti..
      sarà che con i pochissimi mezzofondisti che alleno non curo mai tantissimo i cross ma in pista si avvicinano di parecchio ai tempi fatti dai loro avversari, mentre nei cross prendono anche oltre 1' dai primi.
      sbaglio sicuramente anche io molto ma almeno cerco di finalizzare 1 gara o qualche gara che reputo più importante di altre (se poi da cadetti o allievi di gare importanti vogliamo parlare)
      spesso invece vedo negli altri allenatori un gioco al chi massacra di più gli atleti, e chissene frega se settimana prima personale e 1 settimana dopo 20 secondi più alto...

      Lasse Viren

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    3. ah beh, fare lo SB entro maggio è un classico... forse ha un ruolo in questo anche l'eccesso di gare.

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    4. Si, quello sicuramente... io vedo le altre atlete che gareggiano di continuo!
      Anche allievi che hanno già fatto il minimo per gli italiani. Una volta che hai il tempo non converrebbe ritornare ad allenarsi di più e gareggiare di meno?
      Tutte le avversarie della mia atleta hanno fatto come MINIMO 4 2000 41000 magari anche 2 1200 siepi più 4/5 cross e dei 300 o 500...
      A me sembra già di gareggiare troppo, poi sei sempre li che devi riposare giorni dopo e prima delle gare, praticamente non ti alleni mai

      Lasse Viren

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    5. il guaio invece è che, nonostante le raffiche di gare, li fanno lo stesso allenare tosto.
      per 800isti junior lo schema tipico è 5/6 ripetute + un medio a settimana.
      p.s. romani finora ha fatto 24 gare su pista da gennaio... non so se pure qualche cross.

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    6. 24 gare... pazzesco... io sono sicuramente esagerato dall'altra ma la mia atleta secondo anno cadetta ha fatto per ora 2 cross, 3 volte i 2000 2 volte i 1000 1 600 e 1 300. Spessissimo ha gareggiato sabato e domenica di fila, ma almeno ci ha poi dato il tempo di preparare l'evento successivo che magari era ad 1 mese o più di distanza facilmente senza stress muscolari o allenamenti ravvicinati alla gara...

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    7. fai benissimo a fare così. col cadetto che seguo io non è stato possibile fare meno di 16 gare finora (ordini di scuderia), chiuderà la stagione con una 20ina di gare.

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    8. non lo so, ripensando ai miei anni allievo e junior (il minimo lo facevo alla prima gara, soprattutto da junior) quello che ricordo è che gareggiavo poco (forse 15 gare in pista all'anno più 5 campestri)e che questo mi portava ad essere sempre nervoso agli italiani perché non conoscevo avversari e le tensioni...piu' che il numero è la qualità delle gare, specialmente da allievo. nn c'erano tantissime occasioni di affrontare avversari di un certo tipo se non agli italiani ( o nell'annuale meeting club italia dell'epoca), a meno che avessi in regione atleti forti. forse adesso, avendo le serie aperte anche agli allievi, c'e piu' possibilità di avere gare piu' veloci nel mezzofondo trovando anche qualche treno e non dover tirare dal primo metro..
      sugli allenatori e allenamenti sempre la stessa solfa da tanti anni: tantissimi si sono fatti il nome e la posizione sfruttando il talento giovane che la fortuna gli ha portato al campo. che poi sia arrivato al massimo a 19 anni e non abbia portato niente a livello senior poco importa. se a questo sommiamo anche il tacito accordo che poteva esistere tra promessa e allenatore tipo "mi alleni tantissimo e intensissimo subito fin da giovanissimo (conosco allievi che doppiavano specialmente in estate) cosi' entro nel gruppo sportivo e sono sistemato a vita" e ilpasticcio è fatto con tanti talenti giovanili che si perdono per strada tra mancato miglioramento, logorio fisico, nausea da fatica, preferenza della scrivania da finanziere o della pattuaglia della polizia. Lorenzo

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  17. Il punto è il "deve".. Solamente pochi possono essere bravi e preparati.
    Aggiungiamo il fatto che in Italia per penuria di pecunia e opportunità la "concorrenza" di idee è miserrima e si completa il quadro.
    Qua non bisogna essere dei geni (ripeto, pochi sono preparati e portati in ogni settore professionale) ma semplicemente elevare il livello dei tecnici di almeno 2 gradini.

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  18. Appunto! Per elevare il livello dei tecnici la preparazione non può essere considerata un optional di pochi, dovrebbe essere un requisito. Chi vuole fare l'allenatore DEVE prepararsi e DEVE essere portato per farlo.
    Nessuno pretende che siano dei geni, nè che siano "portati in ogni settore professionale", basta che siano portati per fare gli allenatori e che abbiano quindi l'elasticità mentale che serve per gestire un processo complesso e variabile come quello dell'evoluzione di un atleta.
    Non è un mestiere per tutti, come non lo sono tanti altri mestieri che richiedono studio, preparazione e predisposizione.
    Il fatto è che, come ho già scritto, un mestiere così impegnativo dovrebbe essere adeguatamente retribuito e riconosciuto ed in Italia non lo è. Così come non sono adeguatamente misurati e valutati i risultati di questo mestiere.

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  19. il punto è che pochi sanno fare una cosa.. e visto che ne servono tanti... fai te!

    PS: ovviamente sorvolo sulle retribuzioni per un paese che ha una struttura da Stato avanzato e le prospettive di un paese del terzo mondo

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