martedì 10 maggio 2016

Doping: la soluzione iniziale


   Che goduria ragazzi... Alex avrebbe dovuto dare una prova d'efficienza, classificarsi tra i primi... invece non solo ha vinto ma ha stravinto con enorme distacco sul secondo.
   Immagino gli ettolitri di bile prodotti dai nostri cari nazisti dei sette mari, questa settimana saranno affari d'oro per i gastroenterologi, ahahah!

   Antropologicamente interessante la RAI, come riportato da un mio atleta:

"Telecronaca scandalosa della Rai. Fino al 20esimo parlavano malissimo ("Alex diceva squalifica a vita per i dopati e poi ha cambiato idea", "Tamberi è l'unico che ha salvato la baracca a Portland e va rispettato", "Alex ha sposato il modello dei russi"...), poi, verso il 40esimo quando era solo con 2' di vantaggio: "Chissà cosa gli passerà nella testa", "Alex dritto verso Rio", "Ha dimostrato che non serviva doparsi e che è il più grande". Cioè: sono saliti sul carro del vincitore nel giro di un'ora..."

   Ma io considero positiva l'ipocrisia, se serve per mettere la testa a posto a un certo punto, sia pure per convenienza... molto meglio della perseveranza nell'errore.

   Certi sondaggi fatti su Atleticalive e su quel giornalastro famoso al quale non voglio fare pubblicità, hanno indicato che il 65-75% del popolo è a favore della riabilitazione di Alex; invece su certi NAZIFORUM la maggioranza dei commentatori è per la pena eterna.
   Alex mi pare abbia pagato a sufficienza: oltre alla squalifica e relativi danni economici, ha perso un buon posto di lavoro statale, s'è beccato una condanna penale e ha la fedina sporca, ha perso importanti legami affettivi... macchè, ai nazisti dei sette mari, i miglioratori dell'umanità, questo non basta.

   Ma io vorrei sapere se poi questa gentaglia si adopera nella realtà di tutti i giorni per migliorare l'umanità applicando l'ideologia in cui crede, oppure se trattasi solo di VIGLIACCHI "guerrieri del web" che poi dal vivo si cagano sotto pure se gli soffi in faccia.

   Voglio sperare che questi Conan della Giustizia denuncino alla polizia il proprio nipote se si fa una canna... oppure denuncino il proprio datore di lavoro se evade qualche tassa...






27 commenti:

  1. Saluti dall'Australia (dove stanno rosicando da matti, of course: http://www.smh.com.au/sport/athletics/athletics-jared-tallent-fuming-after-second-place-to-drug-cheat-in-italy-20160511-gos853.html)

    A me sembra che l'argomento dei nazisti (ci si e' aggiunto anche Di napoli, recentemente) del doping sia proprio logicamente falso. Tutti dicono (adesso..) che riammettere il drogato e' sbagliato - ma perche'? Perche' da' un cattivo esempio - il che, come puntualizzi nel tuo post, e' una stronzata, dato che Schwazer e' stato coperto di sterco dal 2012 a oggi. Voglio vedere chi accetta di prendere esempio da lui!
    Anche volendo accettare l'argomento nazi, nessuno nega che Schwazer adesso sia pulito, quindi la sua vittoria va applaudita e basta (anche se l'assenza dei russi gli ha senz'altro reso le cose meno difficili).

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    1. tra l'altro i paesi anglosassoni sarebbe meglio che tacessero in fatto di doping... mo' come per miracolo sono diventati lindi e puri e i dopati sono solo i russi, il buon vecchio "impero del male" di reaganiana memoria... ma per favore!

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  2. Le regole sono regole, non ci si può lamentare. piuttosto criticare per cambiare le regole stesse "se" si vuole debellare il fenomeno doping.

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    1. basterebbe applicare le regole che già ci sono A TUTTI, e non solo a UN capro espiatorio... vedi vicenda whereabouts dove fin dall'inizio avevo profetizzato che sarebbero stati tutti "incredibilimente" assolti.

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    2. "la legge è uguale per tutti" a seconda delle interpretazioni. ;-)

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    3. come si suol dire, qualcuno è più uguale degli altri, ahah!

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  3. Le cose sono molte più complesse di così. Si può insultare quanto si vuole, tirare in ballo invidia, vigliaccheria e hitlerismi da tastiera, ma non si va oltre uno sfogo personale assai poco produttivo. Non ci sono nazisti pieni di bile da una parte e compassionevoli professionisti dall'altra: questa rappresentazione ridicolmente manichea, veicolata in particolare da quel giornalastro che giustamente non citi, è funzionale agli scopi di una sola parte e basta di per sé a dimostrare quanto in tutta questa storia gli interessi del marketing eclissino quelli puramente sportivi.
    La Rai, e Bragagna in particolare, non è assolutamente salita sul carro del vincitore, anzi: nell'intervista dell'immediato dopogara (forse l'unica in cui sono comparse un paio di domande "scomode"), lo stesso Schwazer ha fornito l'ennesima occasione al telecronista di rimarcare ulteriormente la distanza tra l'immagine angelicata trasmessa dai media compiacenti e sdraiati sulla narrazione dominante, e la realtà di un uomo che non ha perso l'abitudine di scaricare su altri responsabilità che sono e restano soltanto sue.
    Quanto alle posizioni dei "nazisti", sono assai più variegate di come le presenti e si concentrano per lo più o sul mancato rispetto della carta etica da parte della Federazione o sul subitaneo e irrituale ritorno in nazionale da parte di un atleta che non avrebbe avuto alcun titolo per accedervi, se almeno crediamo nel rispetto di elementari criteri di eguaglianza e meritocrazia cui anche i marciatori redenti e gli uomini recuperati dovrebbero essere sottoposti. Le critiche a Schwazer mirano a stigmatizzare, dunque, oltre che la squallida operazione d'immagine che lo ha visto coinvolto, soprattutto il voltafaccia del presidente Giomi e il totale disprezzo dimostrato dalla federazione per quelli che dovrebbero essere elementari criteri obbiettivi di valutazione e selezione degli atleti e che, dunque, riguardano direttamente tutti i tesserati, siano o no tifosi di Schwazer. Questioni di cui, naturalmente, i media si sono ben guardati dal parlare, ma che rappresentano il vero succo della questione poiché proprio la carenza di regole e di senso della decenza dell'atletica italiana, unita a una sapiente campagna pubblicitaria, ha spianato il terreno al rientro in pompa magna di Schwazer, divenuto improvvisamente vittima sacrificale di un sistema corrotto e, per una curiosa trasvalutazione dei valori, novello eroe dei nostri tempi. Senza la complicità di Donati & C., infatti, e senza il capitale reputazionale che il martire dell'antidoping ha opportunamente investito nel progetto "etico", coloratosi improvvisamente di sfumature messianiche, Schwazer (o ciò che ormai rappresenta) non avrebbe avuto nessuna possibilità di convincere i vertici federali a piegare le poche regole ancora in vigore affinché coincidessero con i suoi privati interessi. Ovviamente, sono stati solo gli sparuti "nazisti" a rilevare le collusioni tra una federazione intenzionata a riabilitare la propria (devastata) immagine anche a costo di favoritismi e autocensure, e uno staff di professionisti che ha lanciato Schwazer come un prodotto legittimato e garantito dal brand Donati.
    Non è più interessante sviscerare queste questioni, indagando sui rapporti tra sport professionistico, favole mediatiche e interessi istituzionali, invece di tacciare chiunque di nazismo e credere sulla parola ai giornalastri coinvolti in prima persona nel marketing "etico" e, per una volta, totalmente sdraiati sulla linea dei vertici federali?

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    1. bel pezzo, ti ringrazio.
      il lavoro interessante di cui al finale del tuo commento, lo fanno già abbondantemente i giustizialisti ad oltranza. lo lascio a loro.
      quanto alla carta etica, per me quando non si rispetta una cosa ridicola (quello sì puro marketing per apparire più puri e lindi di ciò che si è) e ingiusta (perchè aggiungerebbe pene accessorie extra giudiziali) è un BENE.
      per il resto è una questione di CULTURA, filosofia e anche politica.
      io ho viaggiato molto, non vivo in italia e vi assicuro che altrove le vostre posizioni sarebbero considerate assurde e sadiche.
      nessuno si fa problemi se rientrano in nazionale gay, powell o merrit. qua in brasile la lunghista maurren maggi, già oro olimpico e già beccata dopata, sta tutti i giorni in TV, viene solo osannata e a nessuno frega un cazzo che fu beccata.
      VOI SIETE INFARCITI DI CULTURA INQUISITORIA E MORALISTA altrove inesistente. ed è una cultura che trovo vomitevole.
      poi quelli che si stanno sfogando inutilmente sono i nazisti da tastiera... NOI, con quelli veri qualche decennio fa ci facevamo a sprangate REALI.

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    2. aggiungo:
      1) invece di continuare a scatenarvi su alex e i "complotti" del suo staff, perchè invece non vi concentrate sulla vicenda whereabouts? da un anno e mezzo nessun dopato in italia (a parte qualche master tapascione)? miracolo!
      2) se sapete di qualcuno che si dopa, perchè non andate a denunciarlo?
      3) non lo capite che sia lo scatenarsi a oltranza sull'unico capro espiatorio sia la ridicola carta etica servono solo a coprire gli ALTRI dopati?
      4) alex vuol tornare? donati ha i suoi interessi? la fidal vuole finalmente produrre a pechino qualche medaglia? i giornalisti hanno i loro interessi? e COSA C'E' DI MALE a perseguire i propri interessi?
      5) ma cosa volete in italia, la decrescita felice, tornare all'età della pietra grazie al giustizialismo di stampo arabia saudita? impedire a tutti quelli (la maggioranza) che commettono qualche errore, nell'esercizio delle funzioni che sanno fare meglio, di esercitarle? pensate che la produzione e i soldi crescano sugli alberi?

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  4. Grazie della risposta, ma ti pregherei, se possibile, di non rivolgerti a un "voi" indistinto; come ho accennato sopra, non c'è alcun collettivo compatto e monocerebrale da insultare, ma una varietà di posizioni anche in forte contrasto tra loro

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    1. Scusa, mi ha tagliato il commento. Avevo scritto parecchio, rivoltando l'accusa di moralismo proprio contro il clan Donati e i suoi sostenitori, i Donatisti, ma fa niente.

      Quanto alle domande 1, 2, 3, non mi interessa. Non condivido solo il fatto di considerare ancora Schwazer un capro espiatorio: è una vittima, quindi un eroe. Quanto alla 4, non c'è niente di male: la questione infatti è squisitamente politica, non etica. La domanda 5, infine, dovrebbe essere posta agli heideggeriani di sinistra o, al massimo, al lettore medio di Repubblica (che è comunque un sostenitore medio di Donati, di Schwazer e di tutto il moralismo giustizialista contro cui ti scagli e che, invece, a mio giudizio struttura proprio l'immaginario da telenovela che sta alla base del progetto "etico").

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    2. non mi pare di averTI insultato. gli insulti gli ho scritti nell'articolo e diretti genericamente ai giustizialisti ad oltranza.
      per me alex non è una vittima/eroe, è uno che ha già pagato abbondantemente.
      voglio specificare che non intendo difendere nè la fidal nè donati, coi quali sono stato in passato durissimo (donati per motivi tecnici).

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    3. Non mi sono sentito insultato, tranquillo. Tanto più che - ti stupirà - sono perfettamente d'accordo con te a partire da quel che scrivi sulla carta etica. A mio parere i giustizialisti sbagliano nel merito tanto quanto i Donatisti; entrambe le fazioni fanno leva su argomentazioni morali o per cercare di delegittimare il ritorno di S. basandosi su principi etici che si vorrebbero più cogenti delle norme attuali, fallendo miseramente, o per celebrare e legittimare oltremisura un percorso di rientro alle gare che, se non fosse stato certificato dalle qualità taumaturgiche di Donati, ovvero dalla sua inattaccabile garanzia morale, sarebbe stato osteggiato in primo luogo proprio da chi ora osanna guru, atleta e compagnia contante, nonché privato delle agevolazioni ad personam gentilmente messe in campo dalla federazione. In sintesi, nel commento che non ho potuto pubblicare cercavo di mostrare che ci sono due moralismi all'opera, uno sconfitto e uno uscito vincitore. Ora, sebbene le due fazioni siano entrambe in errore, poiché condividono le stesse convinzioni inquisitorie di fondo (i Donatisti sono particolarmente spietati verso gli ex dopati che non si fustigano pubblicamente, tipo Di Cecco), una delle due ha potere, influenza, direi anche arroganza intellettuale (basta leggere l'inviato embedded Eugene Chiefwater, che dichiaratamente considera gli atleti delle capre incapaci di pensieri complessi e riserva alla propria categoria il privilegio di proferir favella), l'altra può solo sfogarsi in privato ed è comunque troppo divisa al suo interno per poter fare alcunché. Il problema non è tanto la morale, che la si fa e la si subisce da entrambi gli schieramenti, ma chi la agita come una clava e per quali scopi. Il moralismo dei senza potere sarà pure irritante, basato com'è su un'etica tetragona, ma fa comunque meno danni del potere dei professionisti della morale, che in nome della ragion di stato giustificata da un'etica da feuilleton hanno di fatto aggirato o piegato ai propri scopi quelle norme, in teoria valide per tutti allo stesso modo, che dovrebbero regolare il corretto percorso di reinserimento di un atleta al termine di una squalifica (norme che, inoltre, sono poste a garanzia dell'atleta stesso in quanto volte a difenderlo da arbitri di qualunque genere, in primis quelli moralmente motivati). Non mi pare perciò così inutile contestare l'ipoteca morale, sulla quale tutta questa vicenda si fonda, per cui idealmente, per sentire comune dei Donatisti, S. non avrebbe avuto il "diritto" di tornare a marciare senza la supervisione paternalistica di un guru che garantisse per lui. Questa è una forma di moralismo che scavalca le regole in senso favorevole al reo (previa naturalmente l'umiliazione pubblica del dopato, la tremebonda conversione e la rinascita a nuova vita), e trovo che sia vomitevole anche più del moralismo sconfitto che le vorrebbe disapplicare o cambiare in senso punitivo, poiché è il moralismo dei potenti, una sorta di giustizialismo realizzato che fa leva sull'annichilimento morale del reo come via maestra alla riabilitazione, e perciò non disdegnerei di sprangare i suoi incravattati alfieri molto più generosamente di quanto farei con i giustizialisti straccioni. A ciascuno il suo, diciamo...

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    4. non sono mai stato un donatiano nè un fidaliano e posso concordare con alcune delle cose che dici.
      ma forse la mia è una meta-critica che non si può comprendere se non si astrae dall'ambiente culturale di un paese in cui, ad esempio, i TG partono sempre con vari minuti di cronaca nera... cioè, a me pare assurdo a priori il fatto che da 4 anni tutti parlino così tanto, in volume e intensità, di sta vicenda... mi pare assurdo che se (lo faccio rarissimamente) parlo di doping mi raddoppiano le visite. c'è un interesse MORBOSO nei confronti del "male" e questo meriterebbe di essere studiato ben più degli infimi dettagli di cui sopra.
      curiosità: non voglio nome e cognome, ma tu che posizione hai rispetto all'atletica? atleta, allenatore, dirigente, giornalista, semplice appassionato o cosa?

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    5. In un altro paese, forse S. avrebbe potuto scontare la sua squalifica e tornare a marciare senza problemi. Qui invece c'è il culto di san Francesco, per cui il reo deve denudarsi sulla pubblica piazza, pentirsi, umiliarsi di fronte ai "puri", lasciare che il vescovo di turno gli copra le pudende e poi, forse, può essere riammesso nel consorzio civile. Per i Donatisti questa "kenosi" morale è sufficiente a redimere il "male", per altri è inessenziale e il "male" va di per sé ghettizzato e reso innocuo. O torni umiliato o non torni affatto. Del resto in un paese cattolico...
      Per la cronaca, sono stato un atleta di infimo livello, poi gli infortuni hanno dato il colpo di grazia alle mie già scarse capacità.

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    6. beh io (a malincuore) preferisco il tornare-ma-umiliato al non-tornare. tanto l'umiliazione c'è comunque.
      comunque scrivi bene e denoti una buona cultura, è piacevole leggerti.

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    7. Della serie...ne ultra crepidam!! S. è molto fragile...delicatissimo. Un po' come Pantani...senza andare troppo a pensare cosa c'è dietro e cosa c'è davanti. Donati aveva la possibilità di rientrare come maestro e pur non convincendomi personalmente come allenatore, ha preso il miglior cavallo di razza e ci ha vinto 2 battaglie. Poi, si, ovvio, un motore del genere lo metti anche in mano a me facendogli fare più o meno qualcosa, comunque il rendimento è più o meno quello è superiore alla media che si è vista in gara. Doping: in tempi lontani avrei condannato anche io ad oltranza il "furbo" ma poi con l'età ho concepito anche io quello che è il germe della giustizia, nel senso che ci sono delle leggi-regole-ecc. e vanno rispettate, ti accorgi che mediamente tutti cercano di raggirarle, a qualcuno gli va bene a qualcuno gli va male e qualcuno reitera...insomma vediamola sotto tutte le sfaccettature possibili, la questione non può essere risolta su un blog e neanche si può condannare a pena di morte uno che ha rubato una gallina. Rasserenatevi (voi tutti ammazza S.) rilassatevi e godetevi quello spettacolo di atleta, che se non si fosse dopato (lo avesse fatto pure bene almeno) state certi che avrebbe pur vinto sempre....purtroppo secondo me è un ragazzo molto debole che ha necessità di avere sempre supporto e bulimico di attenzioni. Per me: forza Alex.

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  5. @ anonimo. Bisogna essere realisti. Schwazer senza il sigillo di garanzia offertogli da Donati non sarebbe tornato a marciare perchè troppo compromesso mediaticamente. Il meccanismo di affidarsi a un tutor che faccia da garante per riabilitare e riorganizzare una persona che ha avuto problemi è usato spesso anche in altri ambiti. Spesso funziona e per questo non ci vedo niente di male.
    E non mi sembra eccessivamente moralista se una persona pretende delle garanzie in più dopo che è stata fregata una volta.

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    1. Le garanzie sono quelle stabilite dalle norme vigenti e devono essere valide allo stesso modo per tutti. Non vedo che bisogno ci sia di aggiungerne altre, se non in ossequio a una logica di promozione puramente mediatica finalizzata a rilanciare sul mercato un prodotto che non aveva più la fiducia del consumatore. Ma in questo caso allora parliamo di marketing, non di atletica. Quanto al ruolo del tutor, a me non è mai piaciuto, mi ricorda troppo un tribunale della coscienza; comunque, se si volesse modificare la normativa n modo da introdurre questa figura a garanzia in primo luogo dell'atleta, non credo ci sarebbero troppe difficoltà, a patto che la legge continui a essere applicata equanimemente, senza scorciatoie mediatiche o, peggio, ostracismi morali.

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  6. questione spinosa quella di S.
    premetto che c sono delle regole e quindi S. non sta facendo niente di illegale: ha scontato la sua pena e ritorna a gareggiare come hanno fatto tantissimi (purtroppo). se le regole sono queste non credo che lo si possa incolpare. per la convocazione in nazionale, non so se ci sia una norma che la vieti per ex squalificati, quindi come sopra S. se ha il miglior tempo deve essere convocato.
    tornando al punto, a me che la Maggi vada in TV e sia osannata, cosi come Gatlin ed altri ex dopati, interessa poco. e non sono uno che guarda i TG per la cronaca nera! ;)
    da ex atleta non riesco a sopportare il doping e la stortura che comporta, per non parlare dei danni fisici, quindi per me la squalifica di due anni è molto, molto corta. io, mi dispiace se passo da radicale, giustizialista o nazista, farei squalifica a vita in modo che un atleta ci pensi molto prima di compromettere la sua carriera.
    oppure, non sarebbe una cattiva idea vietare la convocazione in nazionale (tutte le nazionali) per le grandi manifestazioni a coloro che sono stati squalificati, non avendo cosi' quello scandalo che sono le medaglie consegnate ai legittimi vincitori dopo 2 o 3 anni..
    poi sono d'accordo con Il Corsaro (ed altri) che ci sono anche atleti "protetti" da federazioni, ma questo prescinde da una discussione oggettiva. eliminiamo anche quelli, ma è cmq piu' difficile.
    sebbene la ns federazione non sia mai stata esempio di trasparenza e moralità (per es. periodo anni 80 di conconi, oppure salto di evangelisti....) credo veramente che la situazioni strana come i "controlli saltati" sia da attribuire al fatto che in Italia siamo dei campioni di dilettantismo organizzativo. devo essere sincero, nn credo che tra gli atleti di "punta" ci siano potenziali atleti da squalifica. lo spero anche, visto i risultati molto scadenti che registriamo. se ci fosse anche del dolo.....(è una battuta, naturalmente). Lorenzo

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    1. Continuate a parlare di Italia come se fossimo gli unici al mondo. C'è la Corea che ci butto fuori dai mondiali con quell'arbitro...la Russia che dopo tutti...la Germania del passato che faceva test doping su tutti...se vogliamo ne mettiamo tanti di esempi. Nell'80 andava di moda ed era lecito l'emotrasfuzione, oggi tutti hanno problemi metabolici, domani chissà tutti avranno problemi di unghia incarnita...la storia è sempre quella e secondo me nei whereabouts per la prima volta magistrati italiani non hanno tirato le martellate sui maroni alla propria nazione, cosa che fuori confine succede spesso(di tutela nazionale). Certo che di tutti quelli che non si sono presentati al controllo, pena squalifica, ora, assolti decantano le loro Lodi...beh, parliamone, o per meglio dire abbi la bontà di stare zitto e di aver scampato la gogna che è toccata a S. Non lo difendo perché mi è simpatico, ma perché mi sembra che il cervello solo in pochi lo accendono o comunque si documentano per bene su tutte le questioni. Giornalismo italiano: parliamone!

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    2. guarda... io personalmente detesto perfino gli integratori e le fisse dietetiche, pensa un po'.
      ma le pene eterne sono assurde. ripeto: lo stesso concetto dovrebbe essere applicato in tutti i campi della vita sociale... ma allora il paese sarebbe un'enorme prigione e non lavorerebbe più nessuno.
      ed è pure provato che la pena eterna non abbassa i tassi di criminalità.
      per dire, qua in brasile ai ladruncoli e spacciatorelli la polizia li ammazza con un colpo in testa dopo che si sono arresi (ne ammazza 12.000 l'anno), risultato? nulla, anzi gli indici di criminalità crescono.

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    3. Si torna sempre lì... è una questione di soldi e benessere diffusi. A Ginevra centro i tassi di criminalità rasenteranno il fisiologico. :-)
      Zedemel

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  7. Edoardo EastLondoner13 maggio 2016 alle ore 16:37

    Avevo scritto un comment ma si e' perso.. va beh, pazienza. Volevo solo dire che non ritengo corretto paragonare la giustizia "vera" con lo sport; non potete mettere in mezzo etica, giustizia, quando qui e' una questione di business.

    Alla gente piace la telenovela Schwazer e la federazione gioca questa carta per averne un ritorno di immagine. Tutto qui. Nulla di male, secondo me; se andiamo avanti a grandi ideali il mercato dello sport praticato o da divano ce lo mangia il calcio ancora di piu'. E se l'atletica diventa ancora meno visibile, meno ragazzi la praticheranno, e si rimane nel circolo vizioso di cui parliamo spesso in questo blog.

    Ben venga quindi un po' di marketing per iniziare un circolo virtuoso, ma ricordiamoci di cosa stiamo parlando: marketing e strategie aziendali.

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    1. beh questo riguarda la fidal, gli atleti elite e i loro staff.
      io ne faccio anche un fatto etico (posizione personalissima) e quindi indago aspetti socio-psicologici che si applicano anche ad altri campi.
      cioè, la cosa che più mi intriga è il PERCHE' la gente in italia provi piacere a scatenarsi con tanta violenza su certi personaggi e certi fatti... mi pare più malato questo che il fatto che qualcuno si dopi, fatto del quale alla fin fine me ne frega poco.

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    2. È il paese della chiesa cattolica, pieno di bigotti (verso gli altri)
      Zedemel

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