martedì 6 settembre 2016

Atletica italiana: Vision & Mission (impossible?)

   
   Nel mio articolo post-olimpiadi l'amico "Fabrizio1959" fece un commento interessante che riporto sotto. Trattasi di affrontare il problema "sport" in un'ottica di marketing e sarebbe utile leggersi il documento del CONI da lui linkato, che tratta dello sport in generale e non solo dell'atletica, documento molto dettagliato, completo, ricco di dati e grafici. Da questo documento si evince come in Italia lo sport sia un po' meno praticato rispetto ad altri paesi dal PIL simile. Tuttavia, in termini di medaglie olimpiche mi pare che non stiamo messi proprio male... chi sta messa malissimo è l'atletica leggera.

   E ragionando in termini di market dico la mia:
- il marketing si occupa (anche) dello studio dei gusti dei consumatori relativamente ai prodotti.
- in ambito sportivo esistono (anche) dei prodotti chiamati "prestazioni dell'atletica nazionale d'elite" e dei consumatori di tali prodotti in moltissime nazioni; per "consumatori" intendo gli spettatori-fruitori del "prodotto" sportivo inteso come spettacolo culturale.
- dopo queste olimpiadi i consumatori del prodotto "prestazioni dell'atletica italiana d'elite" ne hanno dato un giudizio estremamente negativo.
   Al di là quindi dei fini che ognuno potrebbe dare all'attività sportiva, è un dato di fatto DEL MERCATO l'insoddisfazione dei consumatori circa questo prodotto: in italia molta gente vorrebbe vedere l'atletica vincente ma ciò non accade, il prodotto è una "sòla".
   Suddividendo i tesserati Fidal in 3 fasce-prodotti potremmo descriverne le dinamiche degli ultimi 20 anni così:

- atletica infantile: forte incremento di partecipanti, prodotto efficiente.
- atletica master: forte incremento di partecipanti e ottime prestazioni internazionali, prodotto efficiente.
- atletica impegnata e d'elite: forte decremento di partecipanti e di prestazioni, prodotto inefficiente; e inefficienza crescente via via dai cadetti agli assoluti.

   Ma ecco quanto scritto da Fabrizio:

"Ho letto con attenzione quanto detto da FabioG (anche nel suo blog) e i commenti di tutti, ma manca una cosa fondamentale che non ho trovato da nessuna parte e in nessun commento: la Vision e la Mission. Per favore non inorridite - lo so che sono termini markettari - ma al di là delle parole o “parolacce markettare” identificano due concetti fondamentali sia si tratti di aziende sia si tratti di federazioni sportive o sport in generale. Due concetti semplici: dove si vuole arrivare e qual è il mestiere che vogliamo fare.
Non voglio fare una lezione di “Strategic marketing”, non ne sarei capace. Ma vi prego, prima di fornire ricette, sicuramente valide, non discuto sul tema, mi fate capire quali sono per voi la Vision e la Mission dell’atletica italiana e in generale dello sport in Italia? Partiamo da qui, proviamo a fare questo primo esercizio accademico, la qualità dei partecipanti è sicuramente adeguata. Secondo me verranno fuori opinioni molto diverse, a cui corrispondono azioni differenti.
Solo dopo aver individuato la Vision e la Mission potremo definire una strategia, analizzando l’offerta e la domanda, casomai anche attraverso la costruzione di una SWOT analisys e una GAP analisys. Ripeto tutto ciò viene dal marketing, ma si può applicare a qualsiasi contesto: è un metodo. Così come il metodo scientifico: si può applicare a qualsiasi contesto. Facciamolo sennò creiamo solo rumore di fondo ognuno con la sua cucina e pentoloni magici.
Per supportare lo sforzo richiesto vi suggerisco di leggere anche questo documento:

http://www.coni.it/images/Libro_Bianco_-_Sito.pdf

Parto con la mia definizione:
Vision – avere la percentuale più alta al mondo di praticanti sport, con particolare riferimento all’età infantile, dello sviluppo e adulta (>35 anni).
Mission – Sviluppare le attività sportive in maniera pervasiva e generalizzata, affidando l’attuazione pratica a una piramide di persone a mano a mano più specializzate.
Da quanto detto si potrebbe evincere che per me l’atletica (sport) di altissimo livello è una conseguenza e non punto di partenza, o traendo spunto da FabioG: un mezzo, ma non il fine (aggiungo io).
Da quanto leggo in questi giorni sul caso Gran Bretagna, capisco che hanno una vision completamente diversa: primeggiare nello sport di alto livello (conseguentemente soldi alle federazioni vincenti e vaffanc…. alle altre) e su questa loro vision hanno investito, direi bene visto i risultati, ma è completamente diversa dalla mia.
Lascio a voi – se vi va – di buttar giù qualche idea, visto mai che il prossimo Presidente del CONI ne traesse spunto (sono un incurabile sognatore)."



37 commenti:

  1. Corsaro

    I am safe to assume that the massive increase in Masters' FIDAL enrollments is NOT a result of an effective marketing campaign by FIDAL

    It is rather related to the fact that even a 50years old, 52' 10k recreational runner or a 4h30 40 years old who wants to run his 1st marathon cannot compete in most of races, unless he has a FIDAL card

    In other words, the boom in number in recreational runner (as well as human desire to compete against himself and others) has caused the above increase, with FIDL rather pissing several people off with ultra-protectionist measures eliminating any alternative rather than signing up with them

    I may be wrong but I will let other comment here

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    1. you can be right. I also think that many actual masters are the same athlets that competed in young/absolute categories in '80-'90s: the "baby boom generation" of 1960-1975.

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  2. In effetti è così, infatti la prestazione media è calata rispetto a decine di anni fa. Molti si danno alla corsa in età avanzata per misurarsi e stare in forma, come ho fatto io, ma senza preparazioni professionali
    Zed

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  3. Mi trovo d'accordo con Ronnie DF (I agree with Mr. Ronnie DF).
    Carissimo Corsaro, però, il post sulla Mission e Vision dell'atletica mi sembra che sia stato un po' scarsino a risultati: quando c'è da pensare, si latita. Ve benissimo così, non è che si viene pagati e quindi ognuno è libero di scrivere e partecipare ai post che vuole. Peccato, mi sarebbe tanto piaciuto vedere quale fosse l'idea di atletica di altre persone che vivono quest'attività con passione, o anche come lavoro.
    Forse abbiamo cercato un approccio troppo all’ Anglosassone, ho sarebbe meglio parlare di analisi greco deduttivo, ipotesi, tesi, antitesi e sintesi.

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    1. e vedi che me l'ha pubblicato pure atleticalive... l'hanno letto 500 persone (pochissime... e pochissimi i commenti).
      la prossima volta faccio un post sugli "estensori delle anche" delle tripliste così faccio 5000 visite e 300 commenti :)

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  4. Mi è scappato un Ho di troppo!!!!!1

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  5. Mi dispiace di non essere riuscito a commentare prima (per me è un periodo intenso), ma meglio tardi che mai. Mi dispiace anche che il post finora abbia avuto pochissimo successo.
    Ho letto il documento del CONI e l'ho trovato molto interessante anche se ormai un po' vecchiotto (è del 2012).
    Francamente mi sembra che le slide 12 e 13 siano molto in linea con la mia idea di circolo virtuoso. Giuro che non ho contatti con il CONI! HAHAHAHAHA!
    Comunque, rispetto al discorso Vision e Mission, occorre fare un'ulteriore distinzione: un conto è definirle per lo Sport italiano in generale, inteso come TUTTI (o quasi) gli sport praticabili, un conto è definirla per la sola Atletica italiana.
    Se ci riferiamo allo Sport in generale, che è anche l'ambito del documento CONI, personalmente mi trovo con le definizioni date da Fabrizio.
    Avere la percentuale più alta al mondo di praticanti sport, con particolare riferimento all’età infantile, dello sviluppo e adulta è un'ottima Vision, ma potrebbe paradossalmente realizzarsi avendo ZERO praticanti nell'atletica e ZERU TITULI per sempre...
    Dal mio punto di vista (ed ammetto di NON essere imparziale) l'Atletica merita un occhio di riguardo. Si tratta quindi di fare una scelta politica (nel senso più nobile del termine), di indirizzare quindi lo sviluppo della Vision in modo selettivo rispetto agli sport possibili.
    Infine una considerazione sul caso GB: non credo sia vero che la loro scelta sia stata semplicemente quella di investire solo sulle federazioni vincenti. Mi sembra che il loro programma di sviluppo sia partito da lontano con lungimiranza, puntando sulla meritocrazia, ma non solo.

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    1. e mi sa che il tuo "non solo" finale abbia avuto un peso notevole :)

      comunque, per dire, prima di londra per il settore sprint-salti la UKA contrattò per un anno nientemeno che DAN PFAFF, per la modica cifra di 300.000$. pfaff è uno dei migliori, se non il migliore, al mondo. altro pianeta rispetto a seagrave e ai 12.000 annui che diamo a seagrave.
      certo lì altra situazione... non sto dicendo che se contrattiamo pfaff escono medaglie pure in italia.
      fatto sta però che quell'investimento "esoso" poi con le medaglie s'è trasformato in un ritorno economico decine di volte maggiore.

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    2. esatto... se gli investimenti sono ben fatti, c'è un effetto economico moltiplicativo e soprattutto si innesta il famoso circolo virtuoso.
      Ad esempio: quanto valgono economicamente i fratelli Brownlee? Quante bici e quanti occhialini si vendono in GB grazie ai loro successi? Quanti inglesi si sono avvicinati al triathlon grazie a loro?

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    3. io ipotizzo anche l'aumento di investimenti meno nobili. Olimpiadi di Barcellona boom di atleti spagnoli, olimpiadi di Londra boom di inglesi. Secondo me ci sono nazioni che, anche in base al periodo storico, assecondino o agevolino l'utilizzo di certe pratiche, per cui poi i risultati arrivano.
      Zedemel

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    4. Zedemel,
      secondo me questi discorsi "dietrologici" non ci aiutano a capire cosa potremmo imitare dai britannici.
      Suggerisco intanto la lettura di questo breve ma interessante articolo sul tema:
      http://www.ilfoglio.it/sport/2016/08/19/rio-2016-gran-bretagna-medaglie___1-v-146106-rubriche_c419.htm
      La crescita del movimento sportivo britannico e dei numeri del loro medagliere olimpico (e notate che le due cose sono evidentemente collegate... VIRTOUS CIRCLE) è partita da lontano: dopo Atlanta 1996 (15 medaglie) hanno iniziato a crescere, a Sydney 2000 erano più o meno sui livelli dell'Italia (28 loro, 34 noi) poi il miglioramento è stato continuo per quasi 20 anni fino all'apice di Rio (escludendo l'antico 1908).
      Voglio essere esplicito: semplificare un fenomeno del genere alludendo al "doping di stato" è sbagliato.
      Questi hanno fatto delle scelte politiche precise e, con il loro storico pragmatismo, ne hanno raccolto i frutti. Possiamo discutere sul fatto che le scelte siano giuste (Vision e Mission dello sport), ma non inventiamoci alibi sul fatto che abbiano "barato".

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  6. Ho letto l'articolo, la sintesi alla fine è sempre una questione di soldi da metterci per poi vedere un ritorno. Investono per far praticare più persone lo sport, investono sugli allenatori, investono sulla scienza applicata allo sport
    http://www.ilfoglio.it/sport/2015/08/13/doping-sport-parl-medico-non-mi-pento-di-avere-dopato-i-miei-atleti___1-v-131771-rubriche_c131.htm
    a fianco c'è questo link che rende l'idea.
    Ovviamente in questo blog si parla di allenamento, però credo che le cose siano tutte concatenate. Ci sono allenatori non competenti in italia? sono tutti così?
    Oppure mancano anche altri fattori?
    Prendi il miglior allenatore del mondo, ma se non ha bacino di utenza da cui attingere o dietro una scienza più o meno legale che lo appoggi nello sviluppo dell'atleta, difficile che possa tirare fuori delle medaglie.
    Serve il bacino di utenza (non può trasformare un ronzino in fuoriclasse), serve una scienza dietro (determinate pratiche e/o sostanze aiutano il corpo a svilupparsi e/o recuperare prima gli allenamenti), servono bravi allenatori che non seguano metodologie deleterie per gli atleti.
    Tutto ciò ovviamente costa.
    Zedemel

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    1. In Italia mancano anche gli altri fattori.
      Il circolo virtuoso non gira.
      O meglio: gira benissimo per il calcio, talmente bene da assorbire come un buco nero le risorse (bacino d'utenza, interesse e soldi) per gli altri sport.
      Ci vorrebbe il coraggio anglosassone di scegliere politicamente che per alcuni sport olimpici (l'Atletica in primis, dico io che sono di parte) il circolo virtuoso andrebbe un po' spinto all'avviamento, con fantasia o più semplicemente copiando da chi c'è già riuscito.
      Perchè in Italia non c'è un progetto come Girls4Gold? Copiamolo!

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    2. C'è un meccanismo culturale difficile da smuovere: lo vedo coi figli di miei amici, li spingono a sport di squadra come il calcio, 1. Perché socializzano 2. Perché ai vari livelli porti a casa più soldi
      Zedemel

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    3. oddio... 1 anno fa de grasse firmò un contratto con la puma per 11mln $... alla stessa età era pochi centesimi più veloce del nostro tortu.
      allora tortu in 2 anni potrebbe correre sub 10 e sub 20 e far girare i milioni.

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    4. Tortu è un'opportunità per l'atletica italiana che bisognerebbe "maneggiare con cura", anche se è rischioso (anche scaramanticamente) caricare un singolo giovane atleta della responsabilità di trainare o rianimare un intero movimento sportivo.
      La Puma non mi risulta abbia investito milioni su qualche promessa dell'atletica italiana, ma guarda un po'... lo ha fatto con il calciatore Marco Verratti:
      http://www.soccerstyle24.it/puma-rinnova-contratto-partnership-con-marco-verratti/

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    5. allora...
      tortu ha 18 anni e fa 10.19 e 20.92.
      de grasse a 19 anni faceva 10.25 e 20.72.
      l'anno prossimo tortu 19enne dovrebbe fare MEGLIO di de grasse 19enne anche nei 200, sui 100 già è meglio.
      fra 2 anni tortu dovrebbe scendere sub 10 e sub 20, se l'atletica italiana fosse una cosa normale che funziona secondo NATURA. e allora dovrebbero arrivare i milioni anche su tortu.
      spero che i responsabili siano coscienti di questo...

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  7. Speriamo che la NATURA faccia il suo corso... Io però temo che se Tortu facesse 9'90' alle prossime olimpiadi arrivando quarto, giù dal podio, in Italia continuerebbe ad essere meno noto e molto meno pagato di Verratti... È questa l'anomalia più grande che dovremmo cercare di correggere.

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Nel calcio girano più soldi a tutti i livelli, magari prendi 300 euro al mese per giocare in prima categoria
    Zedemel

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  10. Il calcio non è neanche lontanamente il buco nero economico per gli altri sport che dite. Le risorse si concentrano lì per seguito maggiore da sempre ma è il calcio che gira soldi (leggasi milioni di euro tutti gli anni) alle altre federazioni che poi ne fanno l'uso che vogliono. Poi non capisco come il calcio possa essere un problema quando è lo sport più seguito in qualsiasi stato europeo dove atleti di alto livello ci sono eccome. Parlare di vision e mission ha senso ma GB, Germania e Francia vanno forte nonostante il calcio. Noi non possiamo? Prima di guardare ai problemi dati dagli altri sport mi soffermerei su quelli propri dell'atletica con allenatori che pensano alla loro carriera pur allenando Ragazzi e Cadetti. Abbandono precoce e crollo delle prestazioni nascono anche da qui. Se non sbaglio la Fidal è tra le federazioni con il maggior numero di iscritti a livello giovanile. Dove finiscono tutti? Tortu è un talento che va preservato ma visti i numeri qualcuno in più dovremmo averlo.

    Andrea

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    1. Andrea,
      la mia metafora di buco nero era riferita non solo ai soldi, ma alle RISORSE in generale. I soldi sono un elemento fondamentale del circolo virtuoso, ma devono essere soprattutto una conseguenza del mercato. Quelli pubblici (se ben spesi) possono essere utili a favorire l'avviamento del circolo, ma se spesi male possono non bastare.
      Non dico che sia colpa SOLO del calcio se in Italia il meccanismo non funziona. Sicuramente, però, nei paesi che citi è vera almeno una delle due seguenti cose, se non entrambe:
      1) L'interesse e l'attenzione per il calcio non sono così invasivi come in Italia (solo in Italia abbiamo 3 quotidiani sportivi che parlano praticamente solo di calcio, per non parlare di trasmissioni radiofoniche e televisive)
      2) Le istituzioni nazionali hanno deciso politicamente di avviare dei programmi di sviluppo del movimento sportivo in ottica di miglioramento dei risultati olimpici.
      Non può essere trascurato il fatto che in Italia quasi ogni bambino sogni di diventare Ronaldo (e quasi ogni genitore lo speri) mentre pochissimi bambini sognino di diventare Mo Farah (ammesso che sappiano chi sia).

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    2. Facevo l'esempio dei soldi perché una delle polemiche post Olimpiade ha riguardato, appunto, l'uso che le varie Federazioni han fatto dei fondi derivanti dal calcio. Per me le risorse ci sono sia che i bambini sognino di essere Ronaldo sia che non lo sognino. In Europa se non c'è il calcio c'è il rugby e così via. A mio modo di vedere portano via più risorse federazioni molto ma molto minori come quella del tamburello (e nemmeno io parlo di soldi ma di iscritti) che federazioni come la Figc.
      Al netto del discorso calcio non calcio, che probabilmente richiederebbe un post a parte, vedo molti più problemi dati dagli allenatori di cui parlavo sopra con atteggiamneti al limite. Insomma, massimizziamo quello che abbiamo e il resto arriverà. Ma massimizzare non vuol dire esagerare con la specializzazione precoce per farsi un nome come allenatore. Appena avrò un po' più di tempo farò un post più organico e chiaro a riguardo.

      Andrea

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    3. Andrea, non sono d'accordo con quanto hai scritto. Condivido solo sul fatto che gli allenatori dei giovani dovrebbero puntare a massimizzare i risultati dei loro allievi da adulti. Anche qui però la questione è che dovrebbero diventare degli allenatori realmente professionisti giudicati dal mercato nel bene e nel male (come nel calcio...), non dei missionari sottopagati in un sistema parastatale obsoleto...

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. Sarà una mia impressione ma vedi un po' troppo il calcio come il "male" dello sport italiano. E' finito in mani poco limpide ma le colpe, a mio modo di vedere, vanno su federazioni che sperperano grandi risorse come l'Atletica. Intendiamoci, se Tortu farà grandi risultati non dubito che avrà gli stessi ritorni, anche economici, di un De Grasse. Parlando di allenatori giovanili; son d'accordo con te quando dici che dovrebbero essere professionisti giudicati in modo sensato ma mi preoccupa molto quando sento di allenamenti focalizzati ai criterium cadetti. Non è tanto il risultato in se che mi fa pensare a una visione miope ma il fatto di puntare a tutti i costi a un risultato anche ottimo, vista l'età, ma decisamente non da atletica che conta.

      Parlando nello specifico dell'argomento del post.
      Per me la Vision è l'ottimizzazione del rapporto iscritti/risultati. Ovvero trarre il massimo da quello che si ha in modo da instaurare un sistema che porti all'aumento dei praticanti.
      La Mission quindi non una ma diverse. Dal miglioramento degli allenatori al miglioramento delle strutture. Partendo, si badi bene, dal livello dei tecnici.

      La situazione in Italia, a mio modo di vedere, ha questi punti deboli:

      1) attività sportiva scolastica insufficiente.
      2) precarietà attività dei tecnici.
      3) scarso accesso alla formazione per i tecnici.
      4) strutture inadeguate.

      1)Non dipende da una singola federazione come la Fidal ma aiuterebbe e anche molto. Da questo punto di vista siamo indietro, parecchio, rispetto agli altri paesi europei e non solo. Sarebbero ore di attività guadagnate e per qualsiasi sport.

      2) Soprattutto alla base si tratta di dopolavoristi sottopagati (son d'accordo con te Fabio) che non hanno possibilità di rendere al meglio al di là della loro preparazione. La passione è fondamentale ma a un certo punto non basta e non fa miracoli

      3) Non tutti sono laureati in Scienze Motorie e va bene. A qualcuno, per me a torto, nemmeno piace l'idea di Scienze Motorie ma non è possibile che molti comitati regionali non organizzino corsi ormai da anni. Corsi che non danno accesso non a chissà che conoscenze ma che permettono di avere conoscenze organiche (fermo restando che andrebbero utilizzate in maniera critica)

      4) Metto le strutture all'ultimo punto non perché non siano importanti ma perché credo fermamente che un buon tecnico porta più iscritti e risultati di una buona struttura senza tecnici adeguati.

      Ci sarebbe altro da dire ma in linea generale affronterei questi punti per primi.

      Andrea

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    6. Andrea,
      come ho spesso cercato di spiegare in questo e nel mio blog, non vedo il calcio come "IL male" dello sport italiano, ma come "UN male" per gli altri sport italiani.
      Non è una questione di "cattiva" gestione del calcio, anzi è quasi esattamente il contrario! Il sistema calcio in Italia funziona troppo bene, talmente bene da lasciare poche risorse agli altri sport. E' un problema di equilibrio nella distribuzione di risorse finite. Pensa, ad esempio (ma è solo UN esempio), al bacino d'utenza giovanile:
      se anche per assurdo in Italia si raggiungesse la Vision di Fabrizio con il 100% di bambini che fanno sport, il bacino d'utenza giovanile per l'atletica potrebbe non aumentare o anche diminuire se fare il calciatore continuerà ad essere il SOGNO della maggioranza dei bimbi italiani e dei loro genitori.
      I soldi sono una conseguenza del mercato, il mercato è una conseguenza dell'interesse della gente, l'interesse della gente è una conseguenza dei risultati, i risultati sono conseguenza della meritocrazia, la meritocrazia è conseguenza dei soldi.... ed il cerchio si chiude.

      Poi, sul fatto che le risorse di cui oggi dispone l'atletica italiana possano essere utilizzate meglio di quanto venga fatto oggi almeno in termini di risultati ottenuti, credo che siamo un po' tutti d'accordo.

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    7. Per questo penso che ci si concentri troppo sul calcio. Il calcio non funziona neanche lontanamente bene come credi. Hai ragione sul sogno dei bambini ma ora i bambini sognano di giocare a Basket, Pallavolo e Rugby prima di essere Bolt o Yego o la Dibaba e così via. L'atletica internazionale ha appeal, da noi non si riesce a portare risorse e per me dipende dalla Fidal più che dagli altri sport. Per esempio, una federazione che ha un grande ufficio marketing ma pessimi risultati è quella del Rugby. Progetti ridicoli come il "progetto altezza" hanno minato le basi del movimento ma le risorse li ci sono e continuano a esserci. Sta alla Fidal rendersi appetibile per gli investitori e quindi attrarre risorse, non il contrario.

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    8. Credo anch'io che non si possa competere "direttamente" con certi sport, ma magari la federazione atletica potrebbe prendere sportivi "di ritorno".... mi spiego, girando per i campi da calcio di livelli inferiori penso si possano trovare ottimi atleti ma con i "piedi quadri" che magari si ostinano a giocare ma avrebbero del potenziale in qualche specialità.
      Zedemel

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    9. L'unico modo che ha una federazione sportiva per rendersi appetibile agli investitori privati è offrire loro la possibilità di avere un ritorno economico. Il ritorno economico è dato dalla possibilità di allargare il mercato, di avere nuovi clienti, bambini e adulti che comprano perchè associano un prodotto allo sport o allo sportivo che amano. In questo il calcio in Italia funziona BENISSIMO! Merchandising, diritti televisivi, sponsorizzazioni, scommesse, scuole calcio... è un mercato FLORIDISSIMO!
      Come può rendersi appetibile la FIDAL? Tramite i risultati ad alto livello (che aprono le porte del successo mediatico) e tramite la diffusione su un ampio bacina d'utenza e, ovviamente, le due cose sono collegate. Solo un buon circolo virtuoso garantisce soldi, interesse, risultati.
      Ripeto: in Italia è già successo con la Pallavolo negli anni '90.
      Con il Rugby ci hanno provato a spingere il movimento tramite la nazionale, ma senza risultati e senza ampia base il meccanismo non può funzionare. Conosci bambini italiani che sognano di giocare a Rugby? Forse abiti a Parma, ma ti garantisco che Italia sono una rarità non solo quelli che sognano di giocarvi, ma anche quelli che hanno mai preso in mano una palla ovale. In Galles TUTTI i bambini giocano a Rugby per strada e non esiste un paesino nei dintorni di Cardiff che non abbia un campo da Rugby ben curato e frequentato.

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    10. Non confondere l'alto livello del calcio con la base. Gli iscritti sono in calo e aumentano i fuoriusciti tra i piccolissimi ma l'atletica non riesce a sfruttare questo trend rimanendo la quarta/quinta scelta tra i ragazzi, mentre va un po' meglio tra le ragazze.
      Per quel che riguarda il rugby confermo quanto detto. Abito vicino a Milano e qui la situazione è florida nonostante, ti ripeto, una federazione buona solo a far danni come la Fir. Il discorso pallavolo è diverso da come lo poni tu. La generazione dei fenomeni non è nata negli anni 90 ma ha avuto le sue basi nel mondiale casalingo del 1978. Il progetto parte lì, e forse anche un po' prima, non tanto nelle linee guida quanto nel modo diverso di fare. Per dirne una, lo scouting tanto utilizzato nella pallavolo mondiale nasce proprio allora ad opera dei nostri addetti ai lavori. Poi hanno investito bene le risorse che avevano nei colleggiali e sui giocatori. Prima sono arrivati Gardini, Zorzi, Lucchetta e gli altri poi i soldi. Non il contrario e lo stesso è successo con la squadra femminile. Li addirittura il mondiale del 2002 era del tutto inaspettato. La programmazione nasce da lì e qualsiasi addetto al lavori dell'epoca confermava, mentre subito dopo han detto cose diverse. Ma in qualsiasi caso prima sono arrivate Lo Bianco, Togut e le altre poi gli investimenti. Tornando alla Fidal. Se vuole i soldi investa bene in quello che ha e non si limiti a slogan tipo: Fai atletica non farai panchina. A me sembra poco perchè non solo non si attirano grandi investitori ma nemmeno quelli medio piccoli. Sta alla Fidal rendersi appetibile. Non diamo alibi che una federazione così mal messa non merita.

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    11. Credo che tu non abbia letto il mio post sul circolo virtuoso. Non ho mai scritto che si debba partire dai soldi, cosi come non e` stato per la pallavolo degli anni 90 In quel caso c'e` anche una data precisa di inizio del vero circolo virtuoso che e` il 1989, quando e` arrivato Velasco sulla panchina dell'Italia. Prima eravamo ZERO, quella del 1978 fu la classica "botta di culo" fine a se stessa. Dopo quella finale seguirono una decina di anni bui prima del boom.
      Comunque, se fosse vero che parte della base del calcio si sta spostando verso il rugby, sarei contento... francamente mi sembra un'affermazione discutibile, almeno dalle mie parti nel centro Italia.

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  11. Non parlavo di te nello specifico. La botta di culo del 1978, secondo posto, è vera ma il circolo virtuoso nasce prima di Velasco e già prima del 1978 le cose stavano migliorando in ambito pallavolistico. Velasco ha portata ai vertici una squadra che era composta da fuoriclasse cresciuti ben prima del suo arrivo. Ha dei meriti giganteschi ma il movimento era maturo prima del suo arrivo. Non ho scritto che chi smette col calcio passa al rugby. Quello è un salto logico tuo. Ho scritto che tanti smettono col calcio ma passano ad altro e solo molto dopo arrivano all'atletica. E il punto è questo. L'atletica non fa abbastanza se non niente per attirare ragazzi.

    Andrea

    Ps: giusto essere chiari. Per me la Fir fa scelte peggiori di quelle della Fidal ma almeno ha creato appeal per lo sport.

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